CONTRO ISRAELE E USA
(2/9/2006) Gli avvenimenti di queste ultime settimane ci costringono a tornare sul delicato tema del “silenzio” della Chiesa nei confronti delle atrocità commesse dal terrorismo fondamentalista islamico finanziato dagli Stati-canaglia (Iran in testa) e sulla sua “equidistanza” tra Israele e gli Stati Uniti d’America, unici baluardi della libertà nel mondo, da un lato, e i nemici dell’Occidente e di quei valori che pur hanno una origine storica cristiana, dall'altro.
1) Alla “marcia per la pace” Perugia-Assisi dello scorso 26 agosto sono stati esposti striscioni inneggianti a Hezbollah ed esplicitamente anti-israeliani e anti-americani. Dal momento che tale iniziativa è stata organizzata, come al solito, dai francescani di Assisi (ai quali Benedetto XVI ha dovuto opportunamente ricordare che «san Francesco non era un pacifista») oltre che da molte associazioni del mondo cattolico italiano, il fatto che tali striscioni non siano stati rimossi e che nessuno dei coordinatori abbia sentito il dovere di scusarsi per la loro presenza, o almeno di prenderne le distanze, è indicativo dell’inclinazione terzomondista, antisionista, antiamericana e antioccidentale assunta ormai da decenni dal cattolicesimo in Italia.
Nonostante il Concilio Vaticano II abbia cancellato l’accusa di “deicidio” nei confronti del popolo ebraico preso nel suo complesso, e persino cancellato dalle invocazioni liturgiche la preghiera del Venerdì Santo “per i perfidi Giudei”, la base cattolica italiana continua a mantenere nei confronti dello Stato di Israele un atteggiamento di diffidenza se non di autentico disprezzo. Molti sacerdoti rimproverano ai loro fedeli la simpatia verso Israele sostenendo che «la Chiesa guarda al Medio Oriente con uno sguardo d’insieme», e come esempio di «sguardo d’insieme» rivangano gli eccidi dei Cananei commessi da Giosuè tremila anni fa (sic!). Per non parlare, poi, di quegli ambienti sindacal-cattocomunisti che, confondendo i “poveri in spirito” del Vangelo con i poveri di beni materiali (e dimenticando che la maggioranza dei kamikaze palestinesi e di Al Qaeda erano borghesi benestanti che hanno vissuto nell’agiatezza finché non sono stati irretiti da un imam fondamentalista) e la “liberazione dal male” cristiana con una liberazione da veri o presunti gioghi coloniali, credono di realizzare sulla terra il Regno dei cieli combattendo contro l’America “atea e materialista” e contro i suoi alleati, a cominciare da Israele.
2) L’Ucoii, divenuta tristemente famosa in questi giorni
per aver paragonato Israele al nazismo, si appresta ad aprire a Milano una
scuola per bambini musulmani, in cui verranno impartiti programmi
d’insegnamento, mutuati dalle scuole egiziane, contrassegnati da un virulento
antisemitismo. Indovinate chi ha finanziato l’acquisto di locali in cui verrà
aperta questa scuola islamica? Le Acli, naturalmente, così come molte moschee
sono già state aperte in Italia in locali messi a disposizione da parroci
“ecumenisti”, senza tener conto del fatto che per l’Islam un luogo adibito a
moschea diventa terra sacra a Maometto per l’eternità e non può essere più
distolto da quella destinazione, a costo di scatenare una jihad per la sua difesa. Insomma, questi
zelanti parroci e lavoratori cattolici stanno allevando nel proprio seno la
serpe che morderà loro e l’intera comunità in cui vivono ed operano, come
hanno dimostrato gli ultimi episodi di sgozzamenti e stupri compiuti da
immigrati, regolari o clandestini, di religione musulmana. Come ha ammonito
Gaspare Barbiellini Amidei nel suo articolo del 22 agosto sul Corriere della
Sera ("Brescia, la carita' illegale") i cristiani dovrebbero
coniugare meglio la carità evangelica con il senso della legalità, e ricordare
che i Concordati stipulati con gli Stati non comportano per la Chiesa solo
diritti, ma anche doveri, primo fra tutti il rispetto delle leggi dello
Stato; molti prelati e laici, invece, sembrano addurre la necessità
evangelica di «obbedire a Dio prima che agli uomini» per violare leggi che
sembrano “ingiuste” solo alla loro particolare visione soggettiva.
3) Dopo che al Meeting riminese di Comunione e Liberazione
il vescovo coadiutore di Gerusalemme ha proclamato - vedi l'articolo
"Il vescovo Twal
difende Hezbollah" (www.caserta24ore.it
del 29/08/2006) - che «Hamas ed Hezbollah
sono il prodotto dell'occupazione israeliana protratta nel tempo. La loro è
resistenza. Legittima al cento per cento» e che «nessuna forza straniera ha
il diritto di mettere il naso negli affari interni libanesi», proprio ieri il
suo superiore, il patriarca Sabbah, si è fatto promotore di una dichiarazione
congiunta dei leaders cristiani di Terrasanta - vedi l'articolo
"Chiese di Gerusalemme
contro sionismo cristiano" (Zenit 01-9-2006) - in cui si condanna il
«programma sionista» in quanto avente «una visione del mondo per cui il
Vangelo è identificato con l’ideologia dell’impero, il colonialismo e il
militarismo», si rifiuta «l’alleanza contemporanea tra leader sionisti
cristiani e organizzazioni con elementi nei governi di Israele e Stati Uniti,
che attualmente stanno imponendo le loro frontiere preventive e la loro
dominazione sulla Palestina», si afferma che «i palestinesi sono un popolo
allo stesso tempo musulmano e cristiano» respingendo «tutti gli intenti di
sovvertire e frammentare la sua unità» e si avvertono i cristiani di tutto il
mondo che «il sionismo cristiano e i suoi alleati stanno giustificando la
colonizzazione e l'apartheid e l’imperialismo». Sotto lo schermo di una
citazione evangelica (“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
figli di Dio”) si legittimano attentati e lanci di missili contro innocenti
israeliani; si ingiunge all’Occidente di astenersi da ogni tentativo di
migliorare le condizioni di vita dei palestinesi alla mercé di fanatici senza
scrupoli, che usano le loro case come depositi di armi, i loro corpi come
scudi umani, i loro cadaveri come arma propagandistica; si chiamano i
cristiani ad allearsi con l’Islam per una guerra santa contro il “Grande
Satana” a stelle e strisce e contro il “Piccolo Satana” con la stella di
David. Proprio come ha fatto il dittatore Chavez stringendo un patto di ferro
con il folle Ahmadinejad per la creazione di un “partito di Dio” rosso-verde,
già ramificatosi in tutto il Sudamerica, allo scopo di «combattere il
sionismo e l'imperialismo yankee» (vedi l’articolo
"Hezbollah
avanza, anche in Venezuela" su
www.ragionpolitica.it del 2-9-2006).
In conclusione. Forse la Chiesa, in quanto istituzione fondata da Gesù Cristo per rivelare, attraverso la sua persona e la sua parola, l’amore di Dio agli uomini di tutti i tempi, non può schierarsi con nessun regime o ideologia politica, neppure con quella liberaldemocrazia che pure è sorta sul primato della dignità e dell’uguale libertà di ogni individuo umano annunciato dal Vangelo; ma sicuramente i cristiani d’Italia, dell’Europa continentale e del Medio Oriente la loro scelta di schieramento l’hanno già compiuta: meglio con i sans-papiers che con le vittime degli stupri islamici, meglio con Hezbollah e Hamas che con gli odiati Ebrei e Americani, meglio con tutti i dittatori del Terzo Mondo e con i predicatori dell’odio che con l’Occidente “ateo e materialista”. Noi dell’Associazione Internazionale “New Atlantis for a World Empire” e del Partito Mondialista, per parte nostra, continueremo a stare dalla parte dell’Occidente contro i suoi nemici (Islam, Cina, Russia, Europa), dalla parte della società aperta contro il comunitarismo settario, dalla parte della libertà contro la tirannide, dalla parte della vita contro gli adoratori della morte; e siamo certi, per la nostra analisi e comprensione dello sviluppo storico dell’umanità, che alla fine il tempo, galantuomo, ci darà ragione.
ANNUIT COEPTIS
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