(1/4/2007) La
vicenda del rapimento del giornalista di "Repubblica" Daniele Mastrogiacomo può offrire a un lettore non
ideologicamente prevenuto molti spunti di riflessione sulla guerra globale tra
mondialismo e antimondialismo che si sta combattendo dall'11 settembre 2001,
sul nemico che le forze della libertà si trovano ad affrontare, nonché sul
modo ambiguo in cui l'Italia si sta comportando in questo frangente così
decisivo per le sorti dell'umanità.
In primo luogo,
che i talebani non fossero precisamente dei gentlemen era un fatto ben noto da quando, preso il
potere in Afghanistan, sottoponevano quel popolo infelice a torture
inimmaginabili: divieto di usare radio e televisione, obbligo per gli uomini
di lasciarsi crescere la barba quale segno di sottomissione politica, schiavizzazione delle donne, lapidazioni e decapitazioni;
fu persino proibito ai bambini di giocare con gli aquiloni, furono distrutti
i reperti di un passato glorioso conservati nel museo di Kabul, le statue dei
Buddha di Bamiyan
disintegrate col tritolo; da ultimo, dopo aver dato appoggio all'assassino bin Laden nella distruzione
delle Torri Gemelle di New York e nell'attacco al Pentagono che costarono più
di 3.000 vittime innocenti, rapirono il giornalista ebreo-americano Daniel Pearl e lo sgozzarono come un agnello sacrificale,
giocando sadicamente con la sua testa. La stessa cosa hanno fatto con
l'autista di Mastrogiacomo, un uomo giusto che
aveva assunto, liberamente e consapevolmente, il compito di indicare alle
truppe della coalizione Nato i nascondigli dei terroristi da colpire,
portando con sé, nascosto in una bottiglietta di shampoo, un localizzatore
satellitare mentre accompagnava i giornalisti occidentali a convegno con i
capi talebani; egli ha agito come un amante della
libertà, come un vero mondialista (senza bisogno di
chiedere alcuna tessera di iscrizione; ma di questo parleremo più
approfonditamente in un altro editoriale), e per il suo sacrificio merita
pertanto, da parte dell'Associazione Internazionale "New Atlantis for a World Empire" e del suo braccio
esecutivo, il Partito Mondialista, la più profonda
gratitudine.
Date queste
premesse, era facilmente prevedibile che l'impegno preso dal vile mullah Dadullah di liberare, insieme a Mastrogiacomo
(il quale avrebbe fatto molto meglio ad aggregarsi alle truppe della
coalizione, a costo di essere etichettato dai suoi colleghi come embedded), anche il suo interprete Adjmal
Nashkbandi sarebbe stato disatteso non appena i talebani avessero constatato quanto era facile ottenere
dagli Italiani tutto quel che volevano: se la vita di un connazionale valeva
la liberazione di un gran numero di prigionieri di grosso calibro - i media
italiani hanno parlato di cinque, ma abbiamo fonti sicure che parlano di un
numero due o tre volte maggiore - quanto vale quella di un afgano che ha
sempre collaborato con gli Italiani, e che per di più è parente di un
governatore locale? E se Prodi, che ora non ride più come suo solito, rifiuta
di fare ulteriori pressioni sul governo Karzai, ci
sono sempre Gino Strada e quelli di Emergency, la
"quinta colonna" pronta a far baccano in piazza per ottenere un
altro scambio di prigionieri e il pagamento di un altro consistente riscatto;
il tutto con i buoni uffici di un mediatore come Rahmatullah
Hanefi, uno che, per essere stato arrestato e
tuttora detenuto dai servizi di sicurezza dell'unico governo legittimo e
democratico che l'Afghanistan conosca da 34 anni, qualche scheletro
nell'armadio deve pur averlo...
Per quanto
riguarda invece il comportamento di Prodi e del filoterrorista
D'Alema (al quale consigliamo di farsi accompagnare
da un interprete madrelingua, la prossima volta che va a incontrare il
Segretario di Stato Usa), si può soltanto registrare un florilegio di bugie e
ipocrisie. Il governo italiano ha trattato con assassini spietati
contravvenendo alle regole comuni ad americani, inglesi, tedeschi, olandesi,
canadesi, e ha tentato malamente di nasconderlo affermando che le trattative
erano condotte da Emergency, come se Strada non
stesse agendo su mandato dei suoi sinistroidi sodali Prodi, D'Alema e Fassino. Ha mandato
all'aria tutte le belle parole di cui si riempie la bocca di elogio al multilateralismo, agendo nel modo più unilaterale e cinico
possibile, senza curarsi del fatto ovvio che, cedendo alle richieste dei
terroristi assassini, avrebbe messo in pericolo tutti gli occidentali,
giornalisti e operatori umanitari, residenti in Afghanistan, trasformandoli
in carne da sequestro. Ha esercitato pressioni indebite sul governo afgano,
minacciando di ritirare i soldati e di condannare l'Afghanistan a ricadere
sotto il dominio talebano, e ha poi affermato di
essersi limitato a «passare a Karzai una lista di
prigionieri da liberare». Ipocriti! Chi vi ha dato quella lista? Chi vi ha
detto che quei prigionieri dovevano essere liberati in cambio della vita di Mastrogiacomo? Forse quell'Hanefi,
l'uomo di Emergency, il "mediatore" che
forse era in realtà un "ambasciatore" dei talebani,
un doppiogiochista? E ricevere da un terrorista una richiesta di
contropartita, non vuol dire forse trattare? Da ultimo, per colmare la misura
dell'iniquità, ha trattato la liberazione del solo Mastrogiacomo,
infischiandosene della sorte di Nashkbandi; tanto,
si sarà detto D'Alema, è un afgano, se la vedano
tra loro... In questo modo hanno svenduto la dignità dell'Italia, che oggi è
considerata un paria inaffidabile da tutti i governi occidentali, persino da
quelli che finora si sono impegnati meno nella lotta al terrorismo (D'Alema ha dovuto sentire il cancelliere Angela Merkel affermare con nettezza, a proposito dei tedeschi
rapiti in Iraq, che «la Germania non si fa ricattare»; speriamo gli si sia
almeno ammosciato il baffino dalla vergogna) e ha
delegittimato il governo Karzai di fronte al suo
popolo, ponendo le premesse per l'offensiva annunciata dai talebani e scavando la fossa ai valorosi ragazzi
occidentali che saranno vittime dei prossimi attentati.
L'ex Primo
Ministro italiano Silvio Berlusconi, che pure porta
non poche responsabilità di quanto accaduto per aver accettato di trattare, a
suo tempo, il rilascio delle due Simone, di Giuliana Sgrena
e di Emanuele Torsello (a proposito: come mai finora sono stati sequestrati
solo giornalisti italiani di sinistra? Forse Bertinotti
e Diliberto hanno inventato un'originale modalità
di finanziamento dei "compagni" che lottano contro il comune nemico
yankee?), ha giustamente detto che Stati Uniti d'America e Gran Bretagna
attendono con ansia la caduta dell'ibrido Prodinotti.
Come sempre da Washington giunge la voce della verità: Italiani, se vi sta a
cuore il vostro onore, mandate via subito questo governo di filoterroristi! Altrimenti, abbiate il coraggio di
ritirarvi anche dall'Afghanistan; meglio per voi esser considerati dei nemici
aperti da sconfiggere che degli alleati ambigui, né caldi né freddi, e quindi
da vomitare.
ANNUIT COEPTIS
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