(2/8/2006) L’Eurabia ha paura. Ha una paura folle:
che Israele possa vincere. Ancora di più: che Israele stia vincendo.
Lo dimostrano due fatti accaduti nelle ultime 48 ore.
Il primo è l’iniziativa presa dalla Francia nel
Consiglio dei Ministri dell’UE per una risoluzione, da presentare al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chieda – o meglio, imponga –
a Israele un “cessate il fuoco immediato”. La mossa francese, dichiaratamente
volta a fare pressione sui governanti e sull’opinione pubblica israeliani, è
stata sventata dalla ferma opposizione del quartetto GB-Germania-Repubblica
Ceca-Polonia, che è riuscita a ottenere la modificazione in richiesta di
“cessazione delle ostilità”. Non è una differenza puramente terminologica:
chiedere un “cessate il fuoco” significa legare le mani a Israele, impedirgli
di completare l’opera di bonifica della parte meridionale del Libano
dall’infestazione delle milizie terroristiche di Hezbollah che ancora oggi
hanno colpito le città e i villaggi dell’Alta Galilea provocando vittime,
feriti e migliaia di sfollati; chiedere la “cessazione delle ostilità”
implica invece il riconoscimento della responsabilità nella genesi del
conflitto degli stessi Hezbollah, del Libano che non ha saputo o voluto
sottrarsi alla loro dominazione, e indirettamente anche della Siria e
dell’Iran che li armano e li finanziano. Il fallimento dell’operazione
mistificatrice di Chirac costituisce il fausto esito del ritorno della
Germania, governata dalla signora Merkel, nell’alveo della “coalizione dei
volenterosi” alleati degli Stati Uniti d’America che va dall’Inghilterra,
sempre fedele nel mutare delle leaderships, ai paesi della Nuova
Europa desiderosa di liberarsi dall’influenza russoide e di aprirsi alla
libertà e alla democrazia. L’Europa continentale, sempre pronta a inchinarsi
davanti ai tiranni islamici, ha scoperto di essere più piccola e di avere di
fronte un temibile avversario.
Il secondo fatto rivelatore è il tono arrogante con
cui il ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema ha “invitato” il premier
Ehud Olmert a interrompere l’offensiva di terra in Libano quale conditio
sine qua non per il dispiegamento di una forza militare internazionale
che garantisca la sicurezza «anche di Israele». Se si considera che
nell’audizione alle Commissioni riunite di Camera e Senato D’Alema si è anche
fatto garante della disponibilità di Hezbollah a interrompere i lanci di
missili solo dopo il ritiro dell’esercito israeliano dal Libano, dal Golan e
dalle fattorie di Shebaa; che egli ha accompagnato le sue ingiunzioni a
Israele con pesanti critiche nei confronti di Ariel Sharon per aver deciso il
ritiro da Gaza “unilateralmente” invece di negoziarlo con l’Anp di Abu Mazen
– quel Mahmoud Abbas che non ha avuto la forza e la volontà di impedire il
raid di Hamas del 25 giugno – e ha ironizzato su una presunta contraddizione
fra l’amore per la democrazia dell’Occidente e la ripulsa nei confronti di
una forza “democraticamente” scelta dai palestinesi come Hamas; e che si è persino esibito in una indecente
esortazione a «coinvolgere nel dialogo» Siria e Iran, perché «la strategia
dell’isolamento non paga»; si comprende facilmente che la sinistra
antiamericana e antiebraica (antiamericana perché nemica della
liberaldemocrazia, antiebraica in quanto riconosce in Israele l’avamposto
della liberaldemocrazia in Medio Oriente) nutre il fortissimo timore che
l’offensiva israeliana stia conseguendo i risultati annunciati da Olmert: distruggere
il potenziale offensivo di Hezbollah, nell’immediato per liberare Israele
dalla minaccia incombente alla sua esistenza, e in prospettiva per «cambiare
il volto dell’intero Medio Oriente».
Per tutti questi motivi è ora più che mai necessario
che tutti gli amanti della libertà e della pace – la vera pace, che viene non
dall’accondiscendenza verso il Male, ma dalla lotta vittoriosa contro di esso
– si uniscano a Israele, agli Stati Uniti d’America e ai paesi della Nuova
Europa nella guerra contro le tirannie della Terra di Mezzo: le teocrazie
nazislamiche, i totalitarismi comunisti cinesi-nordcoreani-latinoamericani,
l’autocrazia russa e l’oligarchia nazionalista eurocontinentale, per
costruire l’Impero Mondiale auspicato dalle menti più lucide dei neoconservatives
anglosassoni e posto a base del nostro
Manifesto, e assicurare
finalmente libertà e giustizia per tutta l’umanità.
ANNUIT COEPTIS
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