Guai ai vinti! Analisi di Mordechai Kedar - Informazione Corretta 18/12/2016 (Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Ai tempi dell’Impero romano
la regola del “Vae victis!” , “Guai ai vinti!”, consentiva al vincitore
il diritto di decidere arbitrariamente i termini della resa e la
sanzione da infliggere ai vinti, mentre questi ultimi restavano
completamente alla sua mercè e non potevano aspettarsi alcuna clemenza.
Un rapporto ha affermato che
uomini di Hezbollah hanno ucciso a sangue freddo più di 200 donne e
bambini trovati tra le rovine della loro città, un tempo così bella.
E’del tutto possibile che questi rapporti siano stati redatti apposta
dai ribelli o dai Paesi che li appoggiano, come l’Arabia Saudita, ma è
anche possibile che siano corretti. Lo stesso mondo che rimase
in silenzio di fronte alla distruzione degli ebrei d’Europa durante la
Seconda Guerra Mondiale, sta facendo ora la stessa cosa di fronte alla
più grande catastrofe umanitaria dopo la Shoah. Purtroppo, anche le
organizzazioni del calibro dell’UNESCO ( l’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ) che ha dichiarato
Aleppo Patrimonio dell’Umanità, sono state assenti di fronte alla
distruzione che è caduta sulla città e sul suo patrimonio millenario.
Ogni israeliano, dal
politico al cittadino comune, è attento a non dimenticare il terribile
disastro di Aleppo. Perché è esattamente ciò che accadrà a noi in
Israele, se mai perderemo la capacità di difenderci. Nessuno in tutto il
vasto mondo verrà in nostro aiuto, così come nessuno in tutto il mondo
ha inviato forze per fermare la macchina da guerra che riduce la città
di Aleppo in polvere e macella la sua gente. E’ indispensabile che il cinismo dell’Occidente, la crudeltà della coalizione filo-Assad e il silenzio assordante del mondo, restino incisi nella memoria di tutta l’umanità, ma soprattutto in quella d’Israele, perché non c’è la minima possibilità che il mondo agirebbe diversamente se, Dio non voglia, fossimo noi di fronte ad una macchina da guerra simile. Pensate all’Iran, per esempio, si comporterebbe con noi come sta facendo ad Aleppo. Il mondo che accetta tranquillamente i tentativi dell’Iran di acquisire armi nucleari, gli invia miliardi di dollari e firma continuamente accordi economici, è lo stesso mondo al quale la sofferenza di Aleppo non potrebbe interessare di meno. Molto sarà detto e scritto sulla rivolta contro Assad tra il 2010 e il 2016. Libri e documenti potranno far luce su questi sei anni, ma le parole che sentiremo e le lacrime di coccodrillo non riporteranno in vita le centinaia di migliaia di morti, non guariranno i milioni di feriti nel corpo e nella mente, non riporteranno alle loro vecchie case i milioni di migranti ai quattro angoli della terra. Le nazioni del mondo andranno avanti con le loro normali attività confermando, ognuno nella propria lingua il motto: “Guai ai vinti!”.
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