Un cardinale cinese contro il
Vaticano: basta porgere l'altra
guancia a Pechino
Messaggero 1/4/2011
CITTA’ DEL VATICANO - Un
cardinale accusa il Vaticano di
essere troppo morbido nei
confronti di Pechino. Basta con
l’Ostpolitik. Questa linea non
dà frutti. Porgere l’altra
guancia non è la via migliore.
Il battagliero cardinale cinese
Joseph Zen Ze-Kiun, voce tra le
più coraggiose nel denunciare
senza indugi soprusi e violenze
contro i cattolici in Cina,
stavolta ha preso carta e penna
per contestare - cosa mai
accaduta prima - la linea
(morbida) della Congregazione
dell’Evangelizzazione dei
Popoli, il dicastero d’Oltretevere
titolare della gestione delle
comunità cattoliche
’clandestine’ (in comunione col
Papa ma non riconosciute dal
governo). L’indice è puntato
contro il «buon Padre Heyndrickx»,
un ascoltato consulente del
cardinale Dias, colpevole di
spingere in una direzione che
non porta frutti.
«C’è dialogo e dialogo: una
cosa è quando un Papa parla a
tutti sul grande principio del
dialogo, un’altra cosa è
quando un Papa parla a coloro
che stavano uccidendo
crudelmente i suoi figli.
Venendo al caso nostro, mi
domando: Dobbiamo cercare parole
dolci per parlare a coloro che
hanno dato uno schiaffo al
nostro amato Santo Padre? Che
cosa hanno significato i fatti
di fine novembre ed inizio
dicembre se non uno schiaffo al
Papa?».
Parole così dure e dirette
non se ne erano mai sentite
prima, almeno pubblicamente.
Zen ha affidato l’invettiva alla
rivista interna dei missionari
verbiti, massimamente impegnati
sul territorio cinese.
L’agenzia Asianews ha
scovato e tradotto il testo. «Il
dialogo è certamente la via
maestra, ma purtroppo qualcuno
ha sbattuto la porta del dialogo
in faccia all’interlocutore fin
troppo conciliante». E ancora.
Padre Heyndrickx «è entusiasta
della Ostpolitik del Cardinale
Casaroli ed afferma che il Papa
Paolo VI lo aveva fortemente
sostenuto. Non so quanto Papa
Paolo VI avesse appoggiato la
politica di Casaroli per
l’Europa Est, ma so, da persona
autorevolissima, che quando
Giovanni Paolo II divenne Papa,
disse Basta! a quella politica».
La stessa cosa sta accadendo
sul fronte di Pechino dove è
in corso un sotterraneo braccio
di ferro tra la comunità
cattolica (clandestina ma
riconosciuta da Roma) e quella
patriottica, di fatto governata
da funzionari di nomina
partitica. «Stanno causando un
disastroso indebolimento della
Chiesa. In Cina è stata ridotta
ad uno stato disastroso proprio
perché in questi ultimi anni
qualcuno ha ciecamente e
cocciutamente perseguito
l’Ostpolitik contro la direzione
data da Papa Benedetto nella sua
Lettera alla Chiesa in Cina del
2007 e contro l’opinione della
stragrande maggioranza della
Commissione che il Papa ha
istituito per dare consigli su
come aiutare la Chiesa in Cina».
Insomma il problema è
l’impasse tra l’Associazione
Patriottica (che continua a
non riconoscere l’autorità del
Papa) e la comunità clandestina,
i cui rapporti in perenne
tensione sono ultimamente
sfociati in sfide aperte. Come
l’ordinazione di vescovi da
parte del governo di Pechino
senza il via libera di Roma.
Padre Cervellera, direttore
di Asianews, sinologo,
interpreta questi segnali con
cautela. «La Chiesa in Cina
e il Vaticano si stanno
riprendendo con lentezza dagli
shock che hanno subito alla fine
dello scorso anno». Il primo
shock risale al 20 novembre
2010, è stato ordinato un
vescovo nella regione dello
Hebei senza l’okay papale.
L’ordinazione è avvenuta alla
presenza di otto vescovi
ufficiali legittimi, cioè in
comunione con la Santa Sede,
tutti obbligati a partecipare
alla cerimonia. Il Vaticano ha
interpretato l’atto come una
provocazione aperta. Poco dopo
circa 40 vescovi sono stati
costretti con la forza a
prendere parte all’Assemblea dei
rappresentanti cattolici cinesi,
un organismo che Benedetto XVI
considera non in linea con la
fede cattolica. «Per la Chiesa
cattolica i vescovi dovrebbero
essere sempre i leader delle
assemblee; invece in questa,
essi sono membri alla pari con
gli altri, e in minoranza».
Il cardinale Zen si spiega
questa nuova fase di
indebolimento come un
rafforzamento del partito
comunista all’interno
dell’organismo. Secondo padre
Cervellera «lo scopo di tutte
queste decisioni era di rendere
difficile la riconciliazione fra
Chiesa ufficiale e sotterranea,
dopo la Lettera del pontefice
(del 2007) che esortava a una
sempre maggiore unità. E bisogna
dire che questa unità stava
dando alcuni frutti».