Wishful thinking
Cartoline da Eurabia, di Ugo
Volli
Informazione Corretta
16/3/2011
Cari amici, sapete cosa
significa l'espressione wishful
thinking? Wishful vuol dire
desideroso, to think significa
pensare, per l'espressione
idiomatica i dizionari
suggeriscono illusione, pio
desiderio, utopia. In sostanza,
il peggior errore che un
politico possa fare, scambiare
le proprie speranze per la
realtà. E' un'arte in cui
eccelle Obama, e quindi molto
popolare oggi. E' quello che per
esempio i politici e la stampa
occidentale hanno fatto
sistematicamente per le rivolte
dei paesi arabi: "alba della
democrazia", "primavera araba",
"vera fine del colonialismo",
espressioni del genere si sono
sprecate. E naturalmente, a
giudizio dei nostri pensatori
desideranti, niente di più
meschino e ottuso dell'ostinato
rifiuto israeliano di farsi
abbagliare.
Be', non sono io quello che si
illude (wishful thinking) di far
cambiare idea a chi ci crede,
dato che so che il desiderio e
l'illusione non si spengono mai,
e magari è anche un bene, ma
magari un paio di fatterelli,
oltre al difficile svolgimento
della puntata libanese della
soap opera araba potrebbero
farvi riflettere. Dunque, c'è
una sola cosa che congiunge il
vecchio e il nuovo, i dittatori
di un tempo, le folle
rivoluzionarie di oggi e i
dittatori di domani, ed è
l'odio. Odio verso Israele,
innanzitutto; verso l'America,
l'Occidente, le altre religioni,
le donne, tutto ciò che non
rientra nel chiuso e violento
universo islamico. Scelgo degli
esempi su Israele, dato che
questo è l'argomento principale
di Informazione Corretta.
Sapete chi aizza le rivolte nei
paesi arabi? Israele,
naturalmente; lo dice uno che
subisce la ribellione e quindi
la odia e vorrebbe schiacciarla,
come il dittatore dello Yemen,
Saleh (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=210317&utm_source=Pulseem&utm_medium=Email&utm_campaign=Jpost_Newsletter_01%2F03)
. Sapete cosa pensa invece il
nuovo ministro degli esteri
egiziano Nabil Elaraby di
Israele? In una parola, che è
genocida (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4038464,00.html).
Amr Moussa, segretario della
Lega araba e primo candidato
alla presidente dell'Egitto,
queste cose le ha ripetute
spesso, insieme alla richiesta
di "togliere l'assedio a Gaza" (http://www.huffingtonpost.com/2010/06/10/gaza-blockade-arab-league_n_607155.html).
E, a proposito di Egitto, qual è
il primo punto all'ordine del
giorno dell'altro candidato
presidente El Baradei? Far fare
blocco a Egitto e Iran – contro
Israele, naturalmente (http://www.agi.it/estero/notizie/201103101043-est-rt10046-egitto_elbaradei_nuovi_rapporti_con_iran_se_eletto_presidente).
E ancora a proposito di Egitto,
che in fondo è il centro
indiscusso del mondo arabo, vi
ricordate che un mese fa,
all'inizio delle rivolte,
qualcuno ha fatto saltare il
gasdotto che porta il metano
egiziano all'Egitto e alla
Giordania? Il ramo distrutto era
quello giordano, il lato
israeliano era intatto, ma la
fornitura fu tolta lo stesso. Da
allora sono state date cinque
date per la ripresa della
fornitura, ma nessuna è stata
onorata. Adesso finalmente
qualcuno ha avuto il coraggio di
ammettere che le ragioni non
sono tecniche, ma politiche (http://www.jta.org/news/article/2011/03/03/2743173/egyptian-company-wont-restore-gas-to-israel).
Anche se l'Egitto ha un bisogno
disperato dei soldi della
vendita del gas e se questo è
l'unico aspetto commerciale del
trattato con Israele, la rivolta
ha avuto l'effetto di bloccare
questo accordo.
Mi fermo qui, non vi parlo
nemmeno del fatto che i nuovi
capi dell'Egitto hanno pensato
bene di rilasciare gli assassini
del loro predecessore Sadat,
responsabile di aver fatto un
accordo con Israele (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/142835).
Credo che se non siete degli
irriducibili sognatori, o
praticanti della religione
obamiana del wishful thinking,
abbiate avuto sufficienti
elementi per giudicare.