Scienza e fede non sono
nemiche
Il dibattito resta ancora oggi molto acceso. Ma forse è impostato male Di Francesco Fringuelli (*) - La Voce 25/2/2011
Scienza, nell’accezione più
ampia del termine, è l’attività
della ragione volta alla
conoscenza, al sapere e alla
ricerca della verità.
La scienza coinvolge vari aspetti dell’attività speculativa e applicativa dell’uomo: abbiamo le scienze filosofiche, le scienze politiche, le scienze economiche, le scienze sociali, le scienze umane, le scienze morali, la scienza della natura, ecc. La fede è un atto di fiducia della ragione in qualcuno o in qualcosa, derivante da proprie convinzioni o da autorevoli convincimenti esterni. Come l’attività scientifica, anche l’atto di fede è finalizzato: abbiamo la fede religiosa, politica, letteraria, la fede nella ragione, nell’uomo, in Dio, in Gesù Cristo, ecc.
Il modello Galileo
La riflessione che propongo riguarda la relazione tra scienza come ricerca scientifica di tipo galileiano nell’immanente, cioè la scienza che indaga le leggi della natura usando il rigore della logica matematica, e la fede nel Dio rivelato da Gesù Cristo e dal magistero della Chiesa. Il dibattito fra questo tipo di scienza e questo tipo di fede non può essere solo culturale, perché al centro c’è l’uomo come singolo e come comunità di individui con i suoi dubbi, i suoi interrogativi, i suoi problemi personali ed esistenziali, le sue scelte e le sue paure. L’indagine scientifica di tipo galileiano indaga sulle leggi che regolano la realtà visibile e la realtà virtuale, cioè studia i fenomeni che osserviamo e quelli non direttamente osservabili, e si fonda sull’osservazione, sulla sperimentazione, sulla riproducibilità e sulla verifica dei risultati. Lo scienziato galileiano ha verso la natura un atteggiamento di grande umiltà, “sa di non sapere”, non è quindi uno scientista perché non pretende che la scienza sia arrivata o arrivi a capire tutto. La scienza galileiana ha quattrocento anni ma ancora non è entrata a far parte del patrimonio culturale dell’uomo. Lo dimostra la confusione che c’è nell’opinione pubblica fra scienza e tecnologia scientifica.
La scienza produce innovazione,
aumenta la conoscenza, è fonte
di libertà e democrazia, non è
asservita al potere politico. La
tecnologia scientifica, cioè
l’applicazione dei risultati
della scienza, può essere usata
per scopi pacifici e utili
all’uomo o a fini utilitaristici
o di distruzione (vale per tutti
l’esempio sull’uso dell’energia
atomica), spesso è assoggettata
al potere politico, è
condizionata da brevetti e
segretezza che ne limitano la
diffusione; può essere usata per
la vita e per la morte.
Si dice che l’uomo comune ha
paura della scienza. Non è
proprio così, la paura è verso
le applicazioni tecnologiche
della scienza.
Le innumerevoli scoperte scientifiche hanno permesso un migliore tenore di vita, allungato la vita media, aumentato la disponibilità di energia, velocizzato gli spostamenti e le comunicazioni, ma le stesse scoperte sono state anche usate per sviluppare tecnologie che non favoriscono il benessere dell’uomo, ma che si fondano sulla logica del consumismo. La responsabilità di questo è attribuibile in parte anche agli scienziati, che per troppo tempo sono rimasti chiusi in una torre d’avorio. La mancanza di cultura scientifica, unitamente alla confusione tra scienza e tecnologia scientifica, sono tra le cause principali del convincimento che scienza e fede cristiana siano in antitesi.
Definizione di “scienza”
La scienza è il motore del
progresso sociale e civile,
studia la logica della natura, e
se questa è opera di un Dio
creatore, è un mezzo
privilegiato per avvicinarsi a
Lui. Gestendo in modo eticamente
cristiano le applicazioni
tecnologiche della scienza, si
ottiene pace, progresso,
democrazia, uguaglianza. Il
principale obiettivo dello
scienziato è capire la logica
che è alla base della
costituzione della natura.
La Fisica oggi insegna che tutto
ciò che esiste si basa su tre
forze fondamentali. Il cammino
per arrivare a queste
conclusioni è stato lungo ed è
frutto della ragione. La Chiesa
cattolica ha da sempre insegnato
che la ragione è il dono più
grande che Dio abbia fatto agli
uomini, ed è in virtù di questo
insegnamento che la scienza si è
sviluppata nell’Occidente
cristiano e non dove erano
operanti altre filosofie e altre
teologie. Usando come strumento
della ragione il rigore della
logica matematica, che è alla
base della ricerca scientifica,
non è possibile dimostrare
l’esistenza di Dio, ma non è
possibile neppure negarla.
L’ateismo non ha un fondamento
scientifico, è semplicemente un
atto di fede in qualcosa non ben
definibile e non dimostrabile.
Sia il credente che l’ateo e
l’agnostico non possono dire di
usare la logica matematica come
base del loro convincimento in
merito al trascendente, e quindi
nessuno di loro può dire di
essere più logico dell’altro. La
scienza non può portare a
perdere la fede perché nessuna
scoperta scientifica può mettere
in dubbio o negare l’esistenza
di Dio.
È vero invece il contrario:
molti sono gli scienziati atei
che si sono convertiti, ma a mia
conoscenza non esiste un esempio
contrario.
Il punto in comune
Se, dunque, scienza e fede hanno
in comune l’uso della ragione,
come è possibile che siano tra
loro in antitesi? Come è
possibile che la Chiesa
cattolica, paladina della
ragione, contrasti o abbia paura
della scienza? scienza e fede in
un Dio creatore-amore non
possono essere in contrasto sul
piano della ragione, a meno che
la scienza non degeneri in
scientismo e la fede diventi
fideismo.
La Chiesa non può opporsi alla
ricerca scientifica perché nella
Bibbia (Gn 2,15) è scritto: “Il
Signore Dio prese l’uomo e lo
pose nel giardino di Eden perché
lo coltivasse e lo custodisse”.
Dio che ha creato l’immanente
secondo una logica, lo ha quindi
affidato all’uomo perché con la
ragione indagasse questa logica
e si avvicinasse alla conoscenza
del trascendente.
Giovanni Paolo II in occasione
dell’incontro con gli scienziati
della World Federation of
Scientists ha detto:
“Scienza e fede sono entrambi
dono di Dio” e, distinguendo tra
scienza e tecnologia, ha
proseguito: “L’uomo può perire
per effetto della tecnica che
egli stesso sviluppa, non per
effetto della verità che egli
scopre mediante la ricerca
scientifica, perché la scienza
ha radici nell’immanente, ma
porta l’uomo verso il
trascendente”. La Chiesa
considera, quindi, la scienza
una via per arrivare alla
conoscenza di Dio. Galilei
diceva che “la Bibbia è la
parola di Dio e la natura la sua
scrittura”; e ancora: “La Bibbia
ci dice come andare in cielo,
non come è fatto il cielo”; la
Bibbia non è un testo
scientifico.
La Chiesa non si oppone e non ha
paura della scienza; si oppone
al determinismo, al
materialismo, al positivismo, al
relativismo, a ogni forma di
pensiero e filosofia assoluta e
ad ogni azione che danneggia
l’uomo nel suo essere, nella sua
dignità o la sua stessa vita.
Per la Chiesa cattolica l’uomo è
la più alta espressione
dell’amore di Dio, che lo ha
dotato di ragione per studiare
quel “briciolo” di materia
chiamato Terra sulla quale
l’uomo vive un istante di tempo.
La scienza in quanto ricerca
della verità non è guidata
dall’etica. Le scoperte
scientifiche non sono mai in
contrasto con la morale
cattolica. Questo non è
altrettanto vero se si
considerano i mezzi usati per
condurre la ricerca scientifica
e le applicazioni della scienza
che invece devono essere guidati
dall’etica. Organismi come la
World Federation of
Scientists e la "Pontificia
accademia delle scienze", che
annoverano insigni scienziati a
livello mondiale, alcuni anche
non credenti, sono voluti e
supportati dalla Chiesa
cattolica. Perché la Chiesa
farebbe questo se credesse che
fede e scienza siano tra loro in
contrasto o che la scienza possa
“oscurare” la fede cristiana?
Scienza e fede cristiana non
sono, quindi, in antitesi e
questo tipo di fede non
contrasta lo sviluppo della
scienza. Scienza e fede
cristiana hanno in comune gli
stessi valori per affrontare i
grandi problemi di oggi e delle
generazioni future, quali la
libertà, la democrazia, la pace,
lo sviluppo demografico,
l’ambiente, il bisogno di acqua
e di cibo.
(*)
Francesco Fringuelli
già docente alla
facoltà di Scienze matematiche,
fisiche e naturali
dell’Università di Perugia.
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