Oltre mille morti a Tripoli.
Gheddafi a Berlusconi: qui va
tutto bene -
Eni ferma forniture gas -
Mappe
di Stefano Natoli - Sole24Ore 22
febbraio 2011
Si fa sempre più grave il bilancio
degli scontri in Libia al settimo
giorno di ribellione contro il
potere di
Muammar Gheddafi ma tutto lascia
presagire che la crisi si stia per
avvitare ulteriormente in un vortice
di ulteriori violenze e repressioni.
Al termine di una giornata che
secondo alcune fonti avrebbe visto
la morte solo a Tripoli di circa
mille dimostranti su cui le forze
armate fedeli al regime del rais
avrebbero sparato in maniera
indiscriminata, nel pomeriggio lo
stesso Gheddafi si è rivolto
nuovamente alla nazione dopo il
breve messaggio di ieri. E in uno
dei suoi tipici discorsi verbosi, il
colonnello ha rilanciato il guanto
di sfida al popolo sceso in piazza
dichiarando di non avere alcuna
intenzione di farsi da parte e di
essere al contrario «pronto a morire
da martire».
Bossi: se arrivano immigrati li
mandiamo in Francia e in Germania
Aziende italiane con il fiato
sospeso. La lista del forum
italo-libico (di
Rita Fatiguso)
A Misurata in trappola 350 addetti
della Tecnomontaggi (di
Rita Fatiguso)
Gheddafi non si dimette e attacca in
tv: razzi ai giovani da Stati Uniti
e Italia
Intanto il rais è apparso in tv per
un discorso molto atteso e
annunciato. Gheddafi ha promesso di
restare in Libia fino alla fine dei
suoi giorni. «Sono il leader della
rivoluzione, non un presidente che
si dimette», ha avvertito il
Colonnello, «morirò qui come un
martire». E ha aggiunto: «Sono un
beduino rivoluzionario e la Libia
guiderà l'Africa e l'America del
sud». Il Colonnello non ha
risparmiato accuse: nel suo
intervento televisivo ha detto che
Stati Uniti e Italia hanno
«distribuito ai ragazzi a Bengasi»
razzi rpg.
In passato, ha ricordato Gheddafi
nel suo discorso, anche l'Italia è
stata sconfitta dalla Libia.
«L'Italia, allora grande impero, si
è trovata sconfitta di fronte alla
Libia,- io sono un lottatore, ho
sempre lottato per una rivoluzione
storica, tutti mi hanno sempre
seguito. La Libia ha guidato il
mondo, non si può interrompere
questo percorso per un pugno di
ratti che seguono gli stranieri. Io
non lascerò la mia terra». Poi
rivolgendosi ai suoi seguaci:
«Mentre presentate al mondo la reale
immagine del popolo libico attorno
alla rivolta siete voi nella piazza
verde che date l'esempio della
realtà delle cose. la realtà che gli
apparati della tradizione e della
codardia cercano di coprire per
rovinare la vostra immagine di
fronte al mondo. La realtà è
rappresentata in modo mistificato.
La Libia non vuole il colonialismo,
la Libia vuole essere al di sopra di
tutto questo. Siamo noti in tutto il
mondo, ieri il libico non aveva
identità, oggi il mondo la conosce,
la Libia di Gheddafi, la Libia della
rivoluzione. Tutti i paesi arabi
vedono la Libia come una guida».
Berlusconi chiama il Colonnello.
Governo: rischio esodo da
200-300mila migranti
Nel pomeriggio poi, come si legge in
un comunicato di Palazzo Chigi,
Gheddafi ha avuto un colloquio
telefonico con Berlusconi. Il
premier avrebbe smentito seccamente
al leader libico la possibilità -
ipotizzata dallo stesso Colonnello
nel suo discorso di oggi in tv - che
l'Italia abbia fornito armi o razzi
ai manifestanti a Bengasi. Secondo
quanto si apprende nel corso della
telefonata, durata una ventina di
minuti e avvenuta dopo le
dichiarazioni di Gheddafi,
Berlusconi ha parlato quindi con il
leader libico della situazione in
Libia, ribadendo la necessità di una
soluzione pacifica all'insegna della
moderazione per scongiurare il
rischio di degenerazione in una
guerra civile. Gheddafi lo avrebbe
rassicurato dicendo che nel paese va
tutto bene e che la verità sugli
eventi la dicono i media ufficiali
libici. Secondo la stima formulata
nel corso del vertice convocato da
Berlusconi a Palazzo Chigi sarebbero
200-300 mila gli immigrati e i
profughi che potrebbero arrivare in
Italia a seguito della crisi in
Libia.
Atterrato a Fiumicino il volo con
172 italiani, altri 160 in attesa di
partire
Intanto è atterrato alle 20.26 a
Roma Fiumicino il volo speciale
Alitalia da Tripoli che ha riportato
in patria 172 connazionali. Altri
160, invece, sono in attesa di
partire dalla Libia (leggi
gli aggiornamenti sul blog) e al
momento sarebbero bloccati in
località diverse da Tripoli. Per
questi connazionali, hanno spiegato
i ministri
Franco Frattini e Ignazio
La Russa, che si sono
incontrati oggi all'aeroporto
militare di Ciampino, di ritorno dai
rispettivi viaggi in Egitto e negli
Emirati Arabi Uniti, si procederà
«in modo diverso» da come avvenuto
oggi per i 400 italiani che hanno
lasciato Tripoli con aerei di linea.
Alla volta delle coste libiche sono
poi partite tre navi della Marina
Militare pronte ad intervenire per
l'evacuazione dei nostri
connazionali ancora nel paese del
Nord Africa. Le tre unità
stazioneranno nel Canale di Sicilia.
«Raid sulla folla», a Tripoli
centinaia di morti in piazza
Berlusconi: inaccettabile la
violenza sui civili
Libia in fiamme, le proteste a
Bengasi e Tripoli (foto)
INTERVISTA / Claudio Gentile: «Sogno
di tornare nel mio paese»
(di Dario Ricci)
Napolitano: stop alle violenze.
Colloquio con Berlusconi al
Quirinale
Il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, sta seguendo
con attenzione le drammatiche
notizie provenienti dalla Libia. In
una nota diffusa dal Quirinale, il
Capo dello Stato sottolinea come
alle legittime richieste di riforme
e di maggiore democrazia che
giungono dalla popolazione libica
vada data una risposta nel quadro di
un dialogo fra le differenti
componenti della società civile e le
autorità del Paese che miri a
garantire il diritto di libera
espressione della volontà popolare.
l capo dello stato ha poi incontrato
al Quirinale il presidente del
Consiglio
Silvio Berlusconi,
accompagnato dal sottosegretario
Gianni Letta, «sui
preoccupanti sviluppi della
situazione in Libia e sulle
iniziative che il Governo intende
adottare per l'accoglienza dei
profughi e per il rimpatrio dei
cittadini italiani - si legge in una
nota del Colle diffusa al termine
dell'incontro -. Nella conversazione
sono stati toccati altri temi di
attualità di politica internazionale
alla vigilia della visita del
presidente della Repubblica in
Germania. Si è inoltre ribadita
l'esigenza della massima attenzione
ai principali problemi di politica
economica».
Frattini, rischio di guerra
civile e di immigrazione verso la Ue
di dimensioni epocali
La situazione rimane estremamente
preoccupante. Durante una conferenza
stampa al Cairo seguita all'incontro
con il segretario generale della
Lega Araba Amr Mussa (durato circa
45 minuti) il ministro degli esteri
Franco Frattini, ha parlato di
«rischio di guerra civile» e di
«un'immigrazione verso l'Unione
Europea di dimensioni epocali».
Mentre da fonti diplomatiche si
apprende che in queste ore tra
Farnesina e Palazzo Chigi si sta
valutando l'ipotesi di una
telefonata di Silvio Berlusconi al
colonnello Muhammar Gheddafi, per
tentare di aprire un dialogo con il
regime libico e fermare la
repressione di queste ore.
Eni sospende attività di produzione
petrolifera e di gas
Nel pomeriggio l'Eni ha comunicato
che «in relazione all'attuale
situazione in Libia alcune attività
di produzione petrolifera e di gas
naturale
sono state temporaneamente sospese
in via precauzionale e i relativi
impianti sono stati messi in
sicurezza. Le installazioni di
produzione e trattamento di
idrocarburi nel paese non hanno
subito alcun danneggiamento».
Guarda la mappa di pozzi
petroliferi, oleodotti e gasdotti in
Libia
Petrolio, «se necessario» Opec
pronta ad intervenire
Nel frattempo, il ministro del
petrolio degli Emirati Arabi Uniti,
ha detto oggi a Riad che l'Opec «è
pronto, se necessario,ad intervenire
per garantire approvvigionamenti
sufficienti al mercato e contrastare
i continui rialzi del prezzo del
greggio scatenati dalla crisi».
La crisi libica sta facendo volare i
futures sui prezzi del petrolio. A
Londra il contratto sul Brent con
consegna ad aprile è arrivato a
toccare i 108,57 dollari per poi
moderare il rialzo e attestarsi a
107,93 dollari. A New York i futures
sul Wti sempre con consegna ad
aprile (i contratti per marzo,
quotati a 94,26 dollari, sono in
scadenza oggi) sono saliti a 98,15
dollari al barile. A preoccupare i
mercati è il timore che la rivolta
possa contagiare dopo la Libia anche
altri Paesi del Medio Oriente.
Nel pomeriggio vertici dell'Onu e
della Lega araba
Per discutere della crisi in Libia,
sono in programma oggi pomeriggio i
vertici di Onu e Lega Araba. Il
Consiglio di Sicurezza si riunirà in
seduta di emergenza a porte chiuse
alle 15 ora italiana : lo ha reso
noto il segretario generale, Ban
Ki-moon, a margine di una breve
visita a Los Angeles. La riunione
dell'organo decisionale dell'Onu è
stata sollecitata dall'ambasciatore
libico aggiunto presso il Palazzo di
Vetro, Ibrahim Dabbashi, che al pari
di molti altri diplomatici del Paese
nord-africano ha preso le distanze
dal regime di Muammar Gheddafi.
Dabbashi ha anzi sollecitato
Gheddafi a «lasciare il potere il
prima possibile» e ha chiesto alla
comunità internazionale che si
attivi per impedire che il leader
libico «si rifugi in un Paese
terzo». Ban Ki-moon poco prima aveva
avuto con lo stesso Gheddafi una
conversazione di circa 40 minuti,
nel corso della quale gli aveva
intimato di porre fine alla
durissima repressione delle proteste
di piazza, da cui si era definito
«oltraggiato» in prima persona.
Anche la Lega Araba si riunirà nel
pomeriggio al Cairo per esaminare la
crisi in Libia.
Paesi Ue discutono su sanzioni,
Italia e Malta contro
I Paesi Ue stanno discutendo la
possibilità di sanzioni contro il
regime libico per la violenta
repressione delle manifestazioni
popolari, ma un accordo risulta
difficile a causa dell'opposizione
dell'Italia e di Malta. Lo hanno
riferito all'agenzia Afp fonti
diplomatiche. Il tema dovrebbe
essere trattato nella riunione
prevista in giornata tra i 27
ambasciatori dei Paesi Ue a
Bruxelles, dopo che ieri é stata
discussa dai ministri degli Esteri.
Tra le opzioni, oltre alle misure
abituali in questi frangenti quali
la sospensione dei visti di ingresso
e il congelamento dei beni, é
esaminata anche la possibilità di
sospendere le trattative avviate nel
2008 per concludere un accordo di
partnership tra la Ue e Tripoli.
Nave da guerra di Tripoli al largo
di Malta
Una nave da guerra libica, con 200
marinai a bordo, incrocia al largo
della Valletta, sotto la
sorveglianza di unità militari
maltesi. Lo rendono noto fonti
militari locali.
I libici hanno comunicato via radio
di aver ammainato la bandiera
libica, ma non hanno chiesto asilo
politico, secondo le fonti. Il
governo maltese sta tenendo una
riunione d'emergenza.
La Russa, pronto un C130 per il
rimpatrio degli italiani
Visti gli sviluppi, le nazioni che
hanno connozionali in Libia stanno
espletando le operazioni per il loro
rimpatrio. Parlando con i
giornalisti ad Abu Dhabi, dove si
trova in visita ufficiale, il
ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, ha detto che
un aereo C130 dell'Aeronautica
Militare «è pronto a partire
dall'Italia per rimpatriare un
centinaio di connazionali che si
trovano a Bengasi». La Russa ha
anche annunciato che a salpare per
il Mediterraneo e a posizionarsi in
acque internazionali di fronte alle
coste libiche, non sarà la nave
Elettra come annunciato ieri ma la
Francesco Mimbelli, «per motivi
logistici e tecnici». La nave «farà
da piattaforma per il controllo
aereo della parte sud del
Mediterraneo», ha detto La Russa.
Già rimpatriati, invece, alcune
centinaia di persone di altre
nazionalità. Un aereo militare
portoghese, arrivato ieri
all'aeroporto di Tripoli, ha
sgomberato nella notte 114 persone
verso una base militare della Nato
in Italia.
Fra le persone trasferite, ci sono
80 portoghesi e 34 stranieri. Ieri
l'ambasciatore portoghese a Tripoli,
Rui Aleixo, aveva precisato
che questi stranieri erano
dipendenti di imprese portoghesi e
delle Nazioni Unite. L'aereo C-130
dell'aviazione portoghese potrebbe
effettuare una nuova tappa oggi. Le
autorità non hanno però precisato se
l'aereo si recherà, come
inizialmente previsto, a Bengasi,
seconda città della Libia che si
trova mille chilometri di Tripoli,
dove una cinquantina di portoghesi
sono in attesa di sgombero. Anche la
Russia, secondo quanto riferisce
l'agenzia Itar-Tass, ha deciso di
rimpatriare gli oltre 500
connazionali che si trovano in
Libia. Nel pomeriggio è prevista la
partenza di aerei della protezione
civile per l'evacuazione
L'Alto commissario delle Nazioni
Unite per i diritti umani: «crimini
contro l'umanità»
Continuano ad arrivare, intanto,
prese di posizione contro le
violenze dei militari. L'alto
commissario delle Nazioni Unite per
i diritti umani, Navi Pillay,
ha sollecitato l'apertura di una
«inchiesta internazionale
indipendente» sulle violenze in
Libia e chiesto la «sospensione
immediata delle gravi violazioni dei
diritti umani commesse dalle
autorità libiche». «La brutalità con
cui le autorità libiche e i loro
mercenari sparano pallottole reali
contro i manifestanti pacifici è
inammissibile», ha indicato Pillay
in un comunicato. Gli attacchi
"sistematici" commessi dalle
autorità della Libia contro la
popolazione civile, ha incalzato il
commissario Onu, «potrebbero essere
assimilati a crimini contro
l'umanità».
L'Alto commissariato Onu per i
rifugiati (Unhcr) ha lanciato un
appello all'Europa e ai Paesi del
nord Africa vicini alla Libia a non
respingere le persone in fuga dagli
scontri.
«L'Italia - ha detto la portavoce
Melissa Fleming - è tra i Paesi che
potrebbero ricevere un maggior
flusso di persone in fuga dalla
Libia», sia cittadini libici che
rifugiati da altri Paesi.
Condanna dei massacri anche da
parte di Iran e Hamas
L'Iran ha parlato di "massacro di
innocenti", chiedendo alla comunità
internazionale di intervenire per
interromperli. Il portavoce del
ministero degli Esteri, Ramin
Mehmanparast, ha dichiarato che
«le violenze estreme utilizzate
contro il popolo libico sono
inaccettabili. Le notizie sui raid
aerei compiuti contro dimostranti e
quartieri residenziali e il massacro
d' innocenti sono spiacevoli e
sorprendenti, chiediamo alle
organizzazioni internazionali di
agire per fermarli». Una netta
condanna dei massacri è arrivata
anche dal movimento islamico
Hamas, al potere nella striscia
di Gaza: «Condanniamo con forza la
repressione organizzata dal regime
del colonnello Gheddafi contro il
proprio popolo.
Sempre a proposito dei massacri,
l'ambasciatore libico in India,
Ali Al Issawi, ha dato ieri le
dimissioni per quelle che ha
definito violenze «massicce» e
«inaccettabili» contro i civili e ha
detto che mercenari africani
sostengono Gheddafi nella
repressione e che le uccisioni di
civili da parte di questi mercenari
hanno spinto truppe regolari a
passare con i rivoltosi. Durante la
notte, intanto, alcuni ufficiali
libici hanno emesso un comunicato in
cui invitano i soldati «ad unirsi al
popolo» per aiutare a deporre il
leader. La tv satellitare panaraba
Al Jaziraha ha riferito che gli
ufficiali hanno invitato l'esercito
a marciare sulla capitale Tripoli.
Si dimettono gli ambasciatori
L'ambasciata di Libia in Australia
ha rotto i legami con il colonnello
Muammar Gheddafi, seguendo l'esempio
di altre rappresentanze diplomatiche
nel mondo, mentre il regime reprime
le manifestazioni di civili. In
India, l'ambasciatore ha indicato di
essersi dimesso ieri a causa delle
violenze "di massa" e
"inaccettabili" contro i civili nel
suo Paese, citando in particolare il
bombardamento di manifestanti da
parte dell'aviazione militare. Il
personale della sede diplomatica in
Malesia ha condannato "il massacro"
compiuto contro civili e ritirato il
suo sostegno al capo dello stato. In
Cina, si è dimesso un altro
diplomatico, invitando tutti i
membri del corpo libico a fare
altrettanto, secondo la tv
satellitare araba al Jazeera.
Diplomatici presso le Nazioni Unite
hanno esortato l'esercito libico a
destituire il "tiranno" Gheddafi,
accusato di "genocidio" contro il
suo popolo. Il rappresentante
permanente della Libia presso la
Lega araba, Abdel Moneim al-Honi, ha
annunciato ai giornalisti di essersi
dimesso per aderire alla
"rivoluzione" e protestare contro la
"violenza contro i manifestanti" nel
suo Paese. Tre dipendenti non
diplomatici dell'ambasciata libica a
Stoccolma hanno annunciato ieri in
una lettera le loro dimissioni.
L'ambasciatore libico presso la
Francia e il rappresentante libico
presso l'Unesco si sono dimessi
dalle loro funzioni: è quanto
riferiscono alcune fonti citate dal
sito internet del settimanale
L'Express. Secondo quanto si legge
invece sul sito internet del
quotidiano Le Monde, i due
ambasciatori libici presso la
Francia e presso l'Unesco -
l'organismo dell'Onu per
l'Educazione, la Scienza e la
Cultura - hanno detto di essere «con
il popolo» e «contro la macchina di
oppressione e di aggressione» del
regime di Tripoli.