«Raid sulla folla», a Tripoli centinaia di morti in piazza. Allerta nelle basi aeree italiane - FotoSole24Ore 21 febbraio 2011 Libia sempre più nel caos. La rivolta popolare contro il regime di Gheddafi è esplosa anche nella capitale, Tripoli, dove è stato dato alle fiamme il palazzo del Parlamento. Migliaia di persone si sono radunate sulla Piazza Verde, ma le forze militari del regime hanno aperto il fuoco, anche attraverso bombardamenti con l'aviazione. Secondo la televisione panaraba Al Jazira i morti sarebbero oltre 250, ma il bilancio è ovviamente provvisorio e destinato a salire. L'aviazione militare avrebbe bombardato i manifestanti anti-governativi che si dirigevano verso una base dell'esercito. Secondo le testimonianze riportate da Al Jazira i manifestanti intendevano procurarsi delle munizioni, ma sarebbero stati attaccati dall'aviazione prima di poter raggiungere la base militare. Dopo gli aerei libici atterrati nel pomeriggio a Malta, sono state dunque innalzate le misure per la difesa aerea italiana. Allertati al «massimo livello di prontezza» gli Stormi dell'Aeronautica militare di Trapani e Gioia del Colle (Bari), da cui partono i caccia che hanno il compito di intercettare velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo nazionale, hanno fatto sapere dall'Aeronautica. Sia da Gioia del Colle (con gli Eurofighter) che da Trapani (con gli F-16), tutti gli equipaggi sono così pronti a decollare immediatamente, se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree. La diretta video di Al Jazeera Cinque morti in Marocco - Il presidente dello Yemen: lascerò il potere solo con il voto Ecco come i governi spengono internet Ulteriori misure potranno essere valutate nel prossimo futuro a seconda dell'evoluzione del rischio. «Il livello di attenzione degli aeroporti e delle basi aeree può essere modificato, e quindi innalzato, a discrezione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Questo è stato fatto, ma non è nulla di più di quanto avviene per casi meno eclatanti», ha detto ad Abu Dhabi, dove si trova in visita ufficiale, il ministro della difesa Ignazio La Russa. «Anche gli spostamenti di aerei ed elicotteri - ha aggiunto il ministro - possono essere decisi spontaneamente dal Capo di Stato Maggiore». Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon,ha parlato oggi, a lungo, con il leader libico Libia, Muammar Gheddafi, chiedendogli di cessare ogni violenza. Lo si legge in una nota diffusa dalle Nazioni Unite. Il documento non precisa se il colonnello si trovi ancora in Libia. E nel pomeriggio il vice-ambasciatore libico all'Onu ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito «un genocidio» perpetrato dal regime di Tripoli e ha chiesto che venga istituita una no fly zone su Tripoli. Lo ha riferito la Bbc nel suo sito. Secondo l'emittente britannica l'intera delegazione libica presso le Nazioni Unite ha chiesto un'azione internazionale. Saif al-Islam, uno dei figli del leader libico, ha ordinato la costituzione di una commissione d'inchiesta sulle violenze, capeggiata da un giudice libico e con la partecipazione di organizzazioni libiche e straniere che si battono per i diritti umani. Lo riferisce la tv di stato libica, secondo al Bbc online. Lo stesso Saif, nella notte tra domenica e lunedì aveva dichiarato in tv che «gli scontri scoppiati in Libia sono frutto di un complotto straniero, che vuole distruggere l'unità del paese e instaurare una repubblica islamica». Il figlio di Gheddafi, nel discorso alla nazione trasmesso nella notte in televisione, aveva poi aggiunto: «Distruggeremo i responsabili della rivolta», sottolineando che «l'esercito avrà ora un ruolo cruciale nell'imporre la sicurezza perché sono in gioco l'unità e la stabilità della Libia». Saif Al Islam ha quindi ricordato che «tutto il popolo libico è armato», invitandolo quindi a combattere contro quanti partecipano alla rivolta, perchè la Libia «non è la Tunisia nè l'Egitto». Intanto ministro della Giustizia libico si sarebbe dimesso in segno di protesta «per l'eccessivo uso di violenza contro le manifestazioni». Lo ha riferito il quotidiano libico Qurina. Anche un gruppo di leader musulmani libici, si è unito al coro dei manifestanti anti rais, affermando che la rivolta è un dovere divino di ciascuno. A metà giornata si sono anche rincorse voci di un possibile golpe. Fonti libiche hanno fatto sapere alla tv satellitare Al Jazeera che all'interno dell'esercito vi sarebbero grandi tensioni, al punto da poter prevedere che il capo di stato maggiore aggiunto, El Mahdi El Arabi, possa dirigere un colpo di stato militare contro il colonnello Gheddafi. Una fonte ha comunicato alla tv che «il popolo sentirà buone notizie entro la fine della giornata». Negli scontri ancora in corso sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, che potrebbe essere addirittura già morto. Ci sarebbe poi un video su Youtube che potrebbe testimoniare la fuga del rais da Tripoli. Nel video si vede quello che sembra un corteo presidenziale con oltre 75 fuoristrada, blindati, due pullman e due auto della polizia sfrecciare ad altissima velocità. Oltre a Bengasi, Beida, Sirte e Al-Zawiya sarebbe caduta nelle mani dei ribelli anti-regime almeno un'altra città della Libia: si tratta di Gialo, situata in pieno deserto libico circa 400 chilometri a sud della costa della Cirenaica, nei pressi della celebre oasi di Cufra, uno dei pochi centri di autentica cultura berbera ancora esistenti nel paese, dove la minoranza è stata oggetto di dura repressione.
Martedì vertice a Palazzo Chigi
Fuga dal paese Quanto a Eni, ha fatto sapere la società in una nota, «sta rimpatriando i familiari dei propri dipendenti, come già previsto a seguito della chiusura anticipata delle strutture scolastiche nel paese, sia dei dipendenti non strettamente operativi. In questo momento Eni non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione. Eni, tuttavia sta provvedendo a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza a tutela di persone e impianti". L'Ue si prepara anche far rimpatriare i suoi cittadini, in particolare nella città di Bengasi e la Farnesina consiglia agli italiani di lasciare il paese con voli commerciali. L'aeroporto di Tripoli è operativo, e i collegamenti di Alitalia sono regolari. In serata lo spazio aereo al di sopra di Tripoli è stato chiuso dalle autorità libiche fino a nuovo ordine: lo hanno reso noto fonti delle forze armate austriache, che avevano inviato nella capitale libica un apparecchio militare per lo sgombero dei propri cittadini e di altri cittdini europei. "Lo spazio aereo è chiuso fino a nuovo ordine, è stato chiuso almeno un'ora fa", ha detto un portavoce del ministero della Difesa di Vienna, Michel Huber. Nella mattinata di domani partirà per Tripoli un primo volo speciale, concordato con la Farnesina, che si affiancherà ai voli di linea previsti per il rientro dei connazionali. Lo si è appreso alla Farnesina dove si conferma che è in via di attivazione un piano di rimpatri degli italiani in Tripolitania, gestito in coordinamento con l'Alitalia, per consentire in tempi quando più rapidi il rientro dei connazionali che stanno confluendo gradualmente all'aeroporto della Capitale libica. La prospettiva è completare con la massima rapidità consentita il rientro dei connazionali che intendono lasciare il Paese.
Dov'è il rais? Smentita la fuga in
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