Giulio Meotti - Foglio 15/10/2010
Il 19 ottobre a Roma viene presentato il "Kairos Palestine" durante il sinodo vaticano sul medio oriente. Il documento non è molto diverso dal manifesto dell'Olp o di Hamas e porta le firme dei patriarchi cattolici, greco-ortodossi, armeni, copti, luterani e anglicani. Il manifesto rappresenta la posizione delle chiese mediorientali e dei vescovi che operano a Gerusalemme. Questi sono i punti principali:
"l’occupazione militare è un peccato contro Dio e l’umanità” (è una scomunica delle politiche di sicurezza israeliane);
parla di “fine dell’occupazione israeliana della terra palestinese” senza distinguere fra i confini del 1948 e del 1967;
chiede l’abbattimento della barriera di sicurezza che ha fermato gli attacchi terroristici (definita in modo maligno "muro di separazione");
enuncia che gli “insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio”;
nega il carattere “ebraico” d’Israele;
chiede il rilascio delle "migliaia di prigionieri che languono nelle carceri israeliane e fanno parte della nostra realtà" (prigionieri detenuti per terrorismo);
annuncia che "la resistenza al male dell’occupazione è un diritto e un dovere per il cristiano”;
invita ad adottare “un sistema di sanzioni economiche e boicottaggio contro Israele”.
In un lessico infarcito di amore, pace, giustizia, carità, sofferenza e martirio, questi vescovi dettano l'agenda per la fine d'Israele.