Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 01/06/2010,
a pag. 3, l'analisi di Fiam
ma
Nirenstein dal titolo " Dieci morti per una verità
capovolta ", a pag. 4, il commento di R. A. Segre dal
titolo " Così un’operazione giusta rischia la sconfitta
politica ". Da LIBERO, a pag-1-18, gli articoli di
Angelo Pezzana e Carlo Panella titolati " Hanno rifiutato i
controlli. Un suicidio non reagire " e " Un grave errore
politico Gerusalemme pagherà caro ". Dal FOGLIO, a
pag. 3, l'editoriale dal titolo "In difesa di Israele". Dal
CORRIERE della SERA, a pag. 8, l'intervista di
Maurizio Caprara a Tzipi Livni dal titolo " Tzipi Livni:
Danno politico, ma si è scelto il male minore ". Da MOKED
l'intervista a Sergio Minerbi di Rossella Tercatin dal
titolo " Facile parlare col senno di poi ". Pubblichiamo
l'analisi di Ugo Volli dal titolo " Se non ci difendiamo, ci
menano, ed è merito loro ", il commento di Deborah Fait dal
titolo " Non pestateci i piedi più del dovuto ! ", il
commento di Michael Sfaradi dal titolo " Diciannove morti
sulla 'flottiglia' che voleva forzare il blocco israeliano".
Il plauso alla miglior titolazione di oggi va al
GIORNALE con il commento di Vittorio Feltri, che
dispiace non riportare in quanto sul sito dello stesso
giornale da lui diretto si sono dimenticati di includerlo.
Ecco il titolo:
ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE, Dieci morti tra gli
amici dei terroristi
Ecco i pezzi:
INFORMAZIONE CORRETTA - Ugo Volli : "Se non
ci difendiamo, ci menano, ed è merito loro"
Cari
amici, oggi non è la giornata in cui scherzare. Israele è
sotto un assedio di comunicazione pari solo a quello del
gennaio dell'anno scorso. E questo assedio è completamente
ingiustificato. Israele ha fatto benissimo a fare qual che
ha fatto, ne aveva tutto il diritto morale e giuridico. La
responsabilità degli incidenti e delle vittime è tutta di
Hamas e dei suoi alleati che hanno organizzato la spedizione
a Gaza.
Sul piano giuridico, il territorio di Gaza è sottoposto da
Israele a blocco Navale. Il blocco navale è una pratica di
guerra antica (risale almeno alle guerre napoleoniche) e
legittima (sancita dal Congresso di Parigi del 1856). Esso
consente alla potenza bloccante di catturare o anche
affondare tutte le navi che cercano di violare il blocco
anche in mare aperto, senza limiti di acque territoriali.
Chi viola il blocco è un contrabbandiere in zona di guerra e
agisce contro la legge, è dunque un obiettivo legittimo
della forza militare. Il blocco riguarda tutte le navi,
anche quelle neutrali (http://it.wikipedia.org/wiki/Blocco_navale).
Israele ha seguito tutte le procedure del blocco,
comunicandolo molte volte e in particolare segnalandolo agli
stati interessati e anche alle navi della flottiglia, come
si vede da questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=qKOmLP4yHb4&feature=player_embedded.
In generale le forze militari hanno diritto di ispezione
anche in alto mare e fuori dalle acque territoriali le navi
di passaggio. Questi diritti si chiamano "diritto di visita"
e in casi di conflitto possono diventare legittime
"operazioni di interdizione marittima" (Maritime
Interdiction Operation, per definizioni e limiti di queste
istituzioni giuridiche vedete le voci relative sul glossario
di diritto del mare della Marina italiana:
http://www.marina.difesa.it/editoria/rivista/gloss/a.asp
e qui:http://en.wikipedia.org/wiki/Maritime_Interdiction_Operations
.
La logica del blocco navale a Gaza deriva dal fatto che dopo
il ritiro israeliano di quattro anni fa vi si è stabilito
con un colpo di stato il regime terrorista di Hamas, che
assale i militari ma anche i civili israeliani con razzi,
colpi di mortaio e agguati. Il territorio di Gaza è stato
dichiarato ufficialmente dal governo israeliano zona nemica
e per questa ragione sottoposto a varie operazione militari.
Neppure un testo così antisraeliano come il Rapporto
Goldstone ha negato a Israele il diritto di autodifesa, che
è basilare nella carta dell'Onu, e quindi non ha potuto
negare la legittimità dell'Operazione Piombo fuso (se non
delle sue forme) e del blocco navale e terrestre, che mira a
impedire rifornimenti di armi e materiali che potrebbero
aggravare l'aggressione.
Hamas e i suoi alleati hanno organizzato molti tentativi di
rompere il blocco, che Israele ha sempre combattuto con le
armi: i tunnel del contrabbando, l'abbattimento del confine
con l'Egitto e anche altre spedizioni di navi
contrabbandiere, che Israele ha bloccato, arrestandone gli
equipaggi. Quando questo tentativo più massiccio si è
concretato, Israele ha mandato molti avvertimenti ufficiali
e poi ha inviato la marina a fermare il tentativo di rompere
il blocco, il che è perfettamente legale anche fuori delle
acque territoriali. La violazione del blocco è configurata
dalla volontà esplicita del comando delle navi. La marina
israeliana ha fermato senza incidenti cinque della sei navi.
Solo sulla sesta, la più grande, è avvenuto un tentativo di
linciaggio dei marinai che, secondo la prassi
internazionale, stavano salendo a bordo per controllare la
nave. Questa aggressione è evidentissima e documentata su
questi video:
http://www.youtube.com/watch?v=XuH_0YRZS1M&feature=player_embedded
,
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/137798,
http://www.youtube.com/watch?v=gYjkLUcbJWo&feature=player_embedded
. I soldati hanno avuto l'autorizzazione a
sparare solo quando la loro stessa vita era a forte rischio.
Il diritto sta dalla loro parte: avevano diritto dal punto
di vista della legalità internazionale, di imporre
un'ispezione alla nave; avevano diritto di fermarla visto
che tentava di violare un blocco. Avevano infine il diritto
alla legittima difesa che appartiene a chiunque è
fisicamente aggredito come si vede nei video. Un racconto di
prima mano si trova qui:
http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=177040
.
I soldati israeliani si sono comportati benissimo, non hanno
compiuto nessuna violazione giuridica o morale. Li
condannano quelli che non sanno come sono andate le cose o
gli ipocriti propagandisti dell'islamismo e chi va loro
dietro. Se volete una conclusione più ragionata (e capite
l'inglese), guardate questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=XdZV5EfrwFI&feature=related
. Se preferite una conclusione a modo mio, voglio
solo dirvi che i nemici di Israele si comportano come quel
personaggio di Pascarella (o di Belli, non ricordo bene) che
intima alla sua vittima: "fermete, nun te move, che te devo
menà". Se ci difendiamo, è colpa nostra. Se non ci
difendiamo, ci menano, ed è merito loro.
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : "Dieci
morti per una verità capovolta"
L’episodio di ieri notte, con i suoi morti e feriti sulla
nave turca, ha qualcosa di diabolico. Perché diabolico è il
rovesciamento, la bugia che si sta disegnando nell’opinione
pubblica internazionale, come per la battaglia di Jenin,
come per la morte di Mohamed Al Dura: la verità, salvo
quella tragica e che dispiace assai, dei morti e dei feriti,
ne esce capovolta, capovolte le responsabilità. Le condanne
volano, e hanno tutte un carattere nominalista: chi era
sulle navi si chiama «pacifista» o «civile», i soldati
israeliani coloro che ne hanno sanguinosamente interrotto la
strada verso una «missione di soccorso». Nessuno parla di
organizzazioni filo Hamas, nessuno di provocazione: ed è
quello che davvero veniva trasportato da quelle navi. Oltre
naturalmente, all’essenza umana di chi ci spiace comunque di
veder sparire.
Ma
non basta dichiararsi pacifista per esserlo.
L’organizzazione turca IHH, protagonista della vicenda, è
sempre stata filo terrorista, attivamente amica degli
jihadisti e di Hamas, essa stessa legata ai Fratelli
Musulmani, i suoi membri ricercati e arrestati e la sua sede
chiusa dai turchi stessi per possesso di armi automatiche,
esplosivo, azioni violente. Ma ora poiché era sulla nave
Marmara, è diventata «pacifista», come le altre varie Ong
molto militanti in viaggio sulle onde del Mediterraneo. Non
basta più nemmeno dichiararsi «civile»: nelle guerre
odierne, anzi, l’uso dei civili come scudi umani, e anche
come guerrieri di prima fila è la novità più difficile in
una quantità di scenari. La divisa non separa i buoni dai
cattivi: abbiamo visto l’uso delle case e delle moschee come
trincee dei «civili» militarizzati; al mare non eravamo
abituati, ma è un’invenzione interessante per la jihad.
Prima di partire una donna ha dichiarato: «Otterremo uno di
due magnifici scopi, o il martirio o Gaza». Ma chi ascolta
una dichiarazione così rivelatrice e scomoda quando canta la
sirena delle imprese umanitarie? Il capo flottiglia ha
dichiarato che il suo scopo era portare aiuti umanitari e
non è importato, anzi è garbato alle anime belle dei diritti
umani che andasse verso Gaza, striscia dominata da Hamas,
organizzazione terroristica che perseguita i cristiani e ha
condannato a morte tutti gli ebrei, che usa bambini,
oggetti, edifici, tutto, nello scopo di combattere Israele e
l’Occidente intero. Ma le navi viaggiavano verso Gaza per
aiutarla, incuranti dei missili e degli attentati che ne
escono.
Israele aveva più volte offerto agli organizzatori della
flotta di ispezionare i beni nel porto di Ashdod, e quindi
di recapitarlo ai destinatari. Essi avevano rifiutato, e
questa sembra una prova abbastanza buona della loro scarsa
vocazione umanitaria, come quando hanno detto che di
occuparsi anche di Gilad Shalit, come chiedeva loro suo
padre, non gli importava nulla. Un’altra volta.
La
flottiglia si era dunque diretta verso Gaza e lo scopo degli
israeliani era dunque quello di evitare che un carico
sconosciuto si riversasse nella mani di Hamas,
organizzazione terrorista, armata. La popolazione di Gaza
aveva bisogno di aiuto urgente? Israele afferma che si
tratta di scuse: nella settimana dal 2 all’8 maggio, per
limitarsi a pochi beni di un lunghissimo elenco, dai valichi
di Israele sono passati alla gente di Gaza 1.535.787 litri
di gasolio, 91 camion di farina, 76 di frutta e verdura, 39
di latte e formaggio, 33 di carne, 48 di abbigliamento, 30
di zucchero, 7 di medicine, 112 di cibo animale, 26 di
prodotti igienici. 370 ammalati sono passati agli ospedali
israeliani etc etc... Non era la fame dunque che metteva
vento nelle vele delle navi provenienti da Cipro con l’aiuto
turco; sin dall’inizio è stata la pressione politica a
legittimare Hamas, e la delegittimazione morale di Israele
che non colpisce mai i cinesi per la persecuzione degli
uiguri, o i turchi per la persecuzione dei curdi... E così
l’aspirazione antisraeliana che caratterizzava la Marmara è
saltata come un tappo di champagne quando i soldati, nel
tentativo di controllare la nave per portarla ad Ashdod,
sono scesi con l’elicottero.
Alle
quattro di mattina, secondo la testimonianza di prima mano
di Carmela Menashe, cronista militare che ha scoperto senza
pietà molti scandali nell’esercito, quando i soldati della
marina hanno tentato di scendere sulla nave Marmara, sono
stati accolti da spari, ovvero: «C’erano armi da fuoco sulla
nave» dei pacifisti; i soldati che hanno toccato il ponte
hanno affrontato un linciaggio «come quello di Ramallah» in
cui membra umane furono gettate alla folla: sono state usate
con foga enorme, dicono i testi, sbarre di ferro, coltelli,
gas... i soldati sono stati buttati nella stiva nel
tentativo di rapirli, o in mare. Questo per spiegare perché
i loro compagni hanno sparato. Di certo i naviganti non
erano militari, erano dunque civili: ma ormai nella guerra
asimmetrica i civili sono scudo umano e combattenti.
Israele doveva cercare di fermare la Marmara; se l’ha fatto
con poca accortezza, non sappiamo. Ma di certo i soldati non
hanno sparato per primi, è proibito dal codice militare
israeliano, non è uso di quei soldati. Adesso se il mondo
vuole semplicemente bearsi delle solite condanne a Israele
faccia, ma proprio con il suo sostegno alle forze che hanno
provocato il carnaio dell’alba di domenica prepara la
prossima guerra.
E la
Turchia, della cui amicizia Israele andava fiera e che ha
sostenuto in omaggio alla sua alleanza con l’Iran e alla sua
novella militanza islamica questo disastro, adesso potrebbe
almeno ritirarsi dalla sua linea oltranzista, che porta solo
guai anche per il Paese di Ataturk. Certo esso non merita
applausi per questo show in cui solo Hamas vince, e il
conformismo che anima l’ordalia di condanne contro Israele
non placa gli animi estremisti, ma li esalta.
www.fiammanirenstein.com
LIBERO - Angelo Pezzana : "Hanno rifiutato i
controlli. Un suicidio non reagire"
Il
tentativo di rompere l’embargo a Gaza da parte dei gruppi
della sinistra pacifista ( ma armata) è fallito nella
pratica ma non nelle intenzioni. Avvenuto troppo tardi per
uscire sui giornali di ieri, ha però sbancato i siti
internet di tutti i quotidiani, le rassegne stampa, i
notiziari radio e tv. Su tutti una titolazione pressochè
identica, la condanna della "violenza di Israele" contro
degli inermi cittadini che si recavano a portare aiuti
umanitari. Per Piero Fassino è stato un " atti
ingiustificato e gravissimo". Davvero ? Nessun tentativo è
stato fatto per cercare di capire la dinamica che ha causato
lo scontro, i manifestanti sono dalla parte della ragione e
Israele da quella del torto. Vediamole, allora, le ragioni,
che hanno spinto centinaia di persone a cercare il casus
belli, sotto l’ala protettrice della bandiera turca, un
paese, la Turchia, ormai allineato con la politica iraniana,
fino al punto da porsi alla guida di una operazione illegale
e dalle conseguenze non solo previste ma cercate perchè
volute. Partiamo dalla situazione della Striscia, dove un
colpo di Stato ha mandato al potere un movimento terrorista,
Hamas, giudicato tale anche dai palestinesi dell’Anp. Come
indica il suo statuto, l’obiettivo è la distruzione di
Israele, facile a dirsi, ma impossibile a realizzarsi stante
la diversa capacità militare. Ecco allora la guerra
asimmetrica del terrorrismo, non solo in questi ultimi anni
da parte di Hamas, ma a partire dalla metà degli anni ’60
con l’Olp di Arafat, una guerra difficile da sradicare,
perchè usa strumenti diversi da qualli impiegati nei
conflitti tradizionali. Le armi dei terroristi agiscono in
modi più subdoli, rapiscono e tengono in condizioni
disumane un soldato, Gilad Shalit, che da quattro anni è
tenuto prigioniero chissà dove, merce di impossibili scambi,
ma utilissimo per seminare angoscia nel campo israeliano.
L’uso della provocazione, attraverso il lancio dei missili
oltre confine, per spingere l’avversario ad intervenire, e
la cui reazione sarà sicuramente giudicata “sproporzionata”
dai governi europei. Provocazione che si realizza anche
attraverso forme minori, come il boicottaggio dei prodotti
agricoli, come è avvenuto la scora settimana anche in
Italia, finita poi miseramente per la pronta reazione,
positiva perchè inaspettata. Ora è la volta della
provocazione “umanitaria”, una parola-chiave che apre tutte
le porte, se è umanitaria è sicuramente pacifica, chi
oserebbe opporsi. E’ questa l’interpretazione da dare alla
discesa in mare della flottiglia battente bandiera turca,
partita per portare aiuti ad una popolazione affamata, cosa
affatto vera, come abbiamo dimostrato su queste colonne
alcuni giorni fa ? Ma anche crendendo vero quello che non è,
come è possibile pensare che le motovedette di Israele
avessero intenzioni ostili, quando il messaggio ai naviganti
era l’invito ad attraccare al vicino porto di Ashdod per
verificare che i carichi delle imbarcazioni non contenessero
armi ? (il messaggio della marina d'Israele si può vedere e
sentire sul sito
www.informazionecorretta.com) In quel caso tutto il
carico sarebbe poi partito per Gaza via terra, sotto
controllo delle forze Onu. Se i pacifisti-armati fossero
stati in buona fede, se cioè avessero avuto l' obiettivo di
portare aiuti alla gente di Gaza, e non altre intenzioni, è
logico pensare che avrebbero accettato. E invece no, le
teste-guida della spedizione avevano altro in mente,
volevano costringere Israele a vestire i panni del crudele
tutore dell’ordine, pronto a uccidere se il caso, obbligarlo
a rovinare la “festa pacifica”, annullando, con la rottura
dell’embargo, il diritto di Israele a far fronte ad una
entità nemica al proprio confine. In più, provocando lo
scontro in acque extra territoriali, hanno fatto di tutto
perchè alla fine ci scappasse il morto, meglio se più di
uno, per poterli brandire come vessilli a difesa dei loro
atti criminali.
E così è andata, Israele era ovvio che non poteva abdicare
al proprio diritto di controllare ciò che entra a Gaza, non
avrebbe potuto dire prego accomodatevi, già altre navi
avevano cercato di forzare il blocco con nella stiva carichi
di armi che, attraverso la Siria, arrivavano dall’Iran, già
pronte per essere usate contro lo Stato ebraico. Le navi
sono state quindi fermate, ma il prezzo che Israele pagherà
è esattamente quello che gli odiatori avevano calcolato, la
condanna da parte del mondo democratico per l’uccisione di
alcune vite umane. Nulla conta il contesto, la provocazione,
come si è detto, titoli e immagini sono quelli previsti. Chi
crede ancora che si possa combattere il fondamentalismo
islamico e il terrorismo che ne è l’espressione compiuta,
accusando chi, come Israele, ha il dovere di difendersi, e
lo mette in pratica, sappia che la giornata di ieri sarà
ricordata come una delle tappe più significative del
tentativo dell’Occidente, libero e democratico, di non
arrendersi al destino che lo vuole sconfitto. Tutta l'Europa
è Israele, tutto il mondo civile è Israele, nessuno si senta
tranquillo perchè la guerra è lontana. E' più vicina di
quanto ci hanno insegnato a credere.
INFORMAZIONE CORRETTA - Deborah Fait : "Non
pestateci i piedi più del dovuto !"
Ecco
qua, incomincia il Walzer dell'odio, no no, ehhh no,
"incomincia" non e' il verbo esatto, meglio dire "prosegue"
poiche' l'odio esiste da sempre e periodicamente viene
alimentato e rinfocolato da avvenimenti e provocazioni.
I giovani, gli orridi giovani nullafacenti dei centri
sociali, giovani si fa per dire poiche' molti hanno i
capelli grigi, ieri sono andati nell'ex ghetto per urlare
"assassini assassini li avete ammazzati" . Chissa' cosa
c'entra l'ebreo di Roma, proprietario del negozietto
all'angolo, con quello che e' accaduto ieri all'alba nelle
acque territoriali israeliane. C'entra come i cavoli a
merenda ma e' tanto bello e liberatorio per questi
nullafacenti poter esprimere tutto il loro razzismo e tutto
il loro odio contro gli ebrei in toto di cui Israele,
secondo questi seguaci del pensiero debole di Vattimo, e'
il demoniaco e perfido rappresentante.
L'ebreo assassino, l'ebreo che beve il sangue cristiano e
islamico, l'ebreo, l'ebreo, ammazza l'ebreo quindi distruggi
Israele.
Come sono felici di poter avere la scusa per odiarci sempre
di piu' e sognare nuovi fornetti, come sono rabbiosi perche'
oggi non esiste piu' l'ebreo che si fa ammazzare a testa
bassa quasi a chiedere scusa di esistere.
No, cari, quell'ebreo non esiste piu', Oggi esiste Israele,
stato sovrano, oggi l'Ebreo si difende e se per difendersi
deve aggredire lo fa, come tutti al mondo, lo fa alla faccia
vostra e dei vostri ghigni e delle vostre organizzazioni del
terrore.
Scommetto, amici, che vorrete sapere chi ha organizzato la
Flottiglia dell'odio!
Eccovi serviti, leggete attentamente e tranquillamente il
Link qui di seguito e saprete tutto su questa organizzazione
filoterrorista, chiamata IHH, che protegge la jihad e ogni
gruppo fondamentalista e estremista islamico:
http://www.terrorism-info.org.il/malam_multimedia/English/eng_n/html/hamas_e105.htm
IHH, which plays a central role in organizing the
flotilla to the Gaza Strip, is a Turkish humanitarian relief
fund with a radical Islamic anti-Western orientation.
Besides its legitimate philanthropic activities, it supports
radical Islamic networks, including Hamas, and at least in
the past, even global jihad elements.
Oggi
l'Ebreo Nuovo e' Israele, Israele a testa alta, Israele che
si difende e che difende ogni ebreo del mondo e che dopo
piu' di 2000 anni di persecuzioni e umiliazioni prende
l'altoparlante e dice ai terroristi : "Seguiteci a Ashdod,
fateci controllare il vostro carico che noi porteremo a
Gaza. Seguiteci, non potete andare a Gaza perche' e' zona di
guerra".
Alla risposta negativa dei terroristi Israele fa scendere
sulla barca dei soldati disarmati per parlare de visu con
chi comanda la nave e convincerli a seguire la Marina
Israeliana.
A questo punto succede il caos.
I terroristi pensando di avere a che fare coll'ebreo che si
fa pestare impunemente hanno incominciato il linciaggio e
giu' sprangate di acciaio sulle loro teste e coltellate con
pugnali giapponesi e sprangate e pestaggi e botte, infine
ecco i primi spari contro i soldati disarmati.
A questo punto Israele, l'Ebreo Nuovo, risponde e spara a
sua volta.
Non si toccano impunemente i soldati di Israele, non si
tocca piu', mai piu', impunemente un ebreo.
BASTA!
E' finita la Festa!
Israele spara, sul Marmara c'e' il caos piu' completo e alla
fine restano a terra 9 o 10 terroristi morti e 6 soldati
feriti di cui due molto gravi.
Questi i fatti cui e' seguita l'isteria del mondo intero,
questo mondo che non ha mai detto una parola sugli ebrei
bruciati vivi negli autobus attaccati dai kamikaze, questo
mondo che non ha mai urlato perche' fosse liberato Gilad
Shalit, da 4 anni in catene presso hamas.
Questo mondo cane, alla notizia che l'Ebreo Israele ha
ammazzato 10 terroristi armati, ha perso la testa e i suoi
rappresentanti non sapevano piu' come condannare di piu' e
di piu' e di piu' questo Ebreo Nuovo che non piace neanche
un po' perche' si difende e osa persino sparare contro dei
"pacifisti" armati di spranghe, coltelli e pistole.
Dopo il primo attacco isterico, il Mondo ha incominciato a
visionare i filmati mandati dalla Marina Israeliana dove si
vedono chiaramente i soldati presi a sprangate in testa con
tutta la forza erculea dei
pacifisti/terroristi/odiatori/criminali che volevano forzare
il blocco navale per arrivare a Gaza e portare aiuto a chi
non ne ha bisogno poiche' ogni giorno dal valico di Erez
passano centinaia di camion pieni di ogni ben di Dio.
Visionando i filmati si sono calmati un po' e hanno
incominciato a ragionare, non tutti naturalmente, ma quelli
"per bene" si.
Forzare un blocco navale non e' uno scherzo, dovreste
chiederlo a chi ha tentato di farlo con gli USA o l'URSS di
un tempo, nessuno e' tornato a casa sulle sue gambe.
Questi pacifisti/terroristi/ odiatori/criminali che passano
il loro tempo a giocare alla guerra coi soldatini di piombo,
intercalando con manifestazioni in cui urlano "Israele boia,
Free Gaza, Viva Hamas, Fuori Israele dalla palestina" ,
credevano che forzare un blocco navale in zona di guerra
sarebbe stato un giochetto da niente e invece si sono
trovati davanti qualcuno di questi odiati ebrei che diceva
"fermatevi e seguiteci".
Come osa un ebreo darci degli ordini? avranno pensato.
Come osa l'odiato Israele dire a noi, paladini della
liberta', di fermarci?
Come osi, sporco ebreo?
La domanda la faccio io a loro:
Come osate voi! Come osate, come vi permettete di venire a
urlare contro di noi! Come vi permettete di giudicarci, come
vi permettete, brutte persone, siete brutte persone,
manigoldi!
L'Ebreo ha osato, li ha fermati, ha difeso i propri soldati
dal linciaggio e ha sparato.
Oggi 480 terroristi/ pacifisti/odiatori sono nelle carceri
israeliane.
Ci pensate che rabbia? Sbaveranno rabbia e fiele. Loro nelle
prigioni dell'odiato Ebreo! Loro!
Un'ottantina sono gia' stati espulsi da Israele e andranno
a raccontare al mondo quanto l'Ebreo sia cattivo e perfido.
Il materiale idoneo sara' consegnato a Gaza, le armi
sequestrate.
Passeremo giorni duri: esecrazione, odio, manifestazioni
internazionali con sventolio di bandiere palestinesi,
condanne, Frattini che dice "inaccettabile", i media che
parlano di "attacco di Israele ai pacifisti" ....pero' ...pero'....pero'
qualcuno si sta calmando e i piu' onesti hanno incominciato
a sostituire " barca di pacifisti" con "barca di
manifestanti".
Abbiamo anche tanti amici, persone per bene, che dicono a
viso aperto "Noi siamo con Israele".
Gli eventi faranno il loro corso, fra 10 giorni
incominceranno i Mondiali di calcio e il mondo si distrarra'
davanti al Pallone e dimentichera' di chiamarci "pirati" e
di apostrofare Israele come stato terrorista..... fino alla
prossima volta.
Credo che tutti abbiano capito che Israele e' Israele, che
l'Ebreo non si fa piu' pestare senza reagire e che uno stato
sovrano non accettera' mai di farsi mettere i piedi in testa
da una masnada di picchiatori amanti del terrorismo.
Voglio ringraziare pubblicamente tutti gli amici che ci
hanno espresso la loro solidarieta' e il loro amore.
Israele sara' sempre dalla parte della ragione contro il
terrorismo dei sui nemici anche se questo comportera'
l'esecrazione del mondo.
L'Ebreo Nuovo e' nato 62 anni fa.
Non pestategli i piedi piu' del dovuto!
Il GIORNALE - R. A. Segre : "Così
un’operazione giusta rischia la sconfitta politica"
Col
passare delle ore e con informazioni sempre più numerose e
precise su come è avvenuto l'assalto dei «commando navali»
al bastimento Marmora organizzato da Hamas, con l'aiuto
della Turchia per rompere il blocco di Gaza, l'operazione si
rivela sempre più negativa per Israele. Ecco perché.
1.ASPETTO MILITARE
Totale mancanza di informazioni sulle intenzioni,
preparazioni di difesa, dei 700 passeggeri della nave
ammiraglia di Hamas. Si è creduto alle dichiarazioni dei
loro portavoce sulla volontà di opporre resistenza passiva
all'intervento israeliano. Mentre a bordo veniva preparata
la resistenza all'arma bianca, con l'aggiunta di due fucili
mitragliatori strappati ai militari israeliani che avevano
ricevuto l'ordine di evitare a tutti i costi la violenza,
(rischiando di essere linciati) il bilancio delle vittime è
stato grave. Le immagini di questo scontro diffuse nel mondo
sono risultate disastrose per Israele. La marina è accusata
di aver inviato la sua unità di élite, senza adeguata
preparazione, senza mezzi per disperdere la massa degli
uomini di Hamas in uno strettissimo spazio. Questo
fallimento di preparazione e di mezzi, assieme alla povertà
dell'intelligence, è stato ammesso dalla stesso capo di
Stato maggiore generale Ashkenazi.
2. ASPETTO DIPLOMATICO
Per agire prima della luce dell'alba la marina ha commesso
l'errore di operare nelle acque internazionali
compromettendosi col diritto internazionale. La Turchia ha
richiamato il suo ambasciatore in Israele. Israele ha messo
in guardia i suoi cittadini in Turchia contro possibili
attacchi. Il fatto che la Turchia è membro del Consiglio di
sicurezza dell'Onu davanti al quale gli arabi vogliono ora
trascinare Israele non rende la posizione di Gerusalemme più
facile. Le critiche della Comunità europea hanno cancellato
l'euforia della recente ammissione di Israele all'Ocse.
3. ASPETTO POLITICO ESTERNO
Il governo, in particolare il ministero degli Esteri, è
apparso paralizzato. L'assenza del premier ha aggiunto alla
confusione, lasciando al ministro della Difesa Barak la
responsabilità della reazione politica. Inoltre il
comportamento esitante di Natanyahu, la notizia del suo
ritorno precipitoso in patria, della cancellazione, smentita
e poi confermata, del suo incontro con Obama hanno ferito la
sua immagine di leader forte e determinato. C'è a
Gerusalemme, negli ambienti di destra, chi parla di una
possibile crisi di governo, improbabile data la debolezza e
la disunione dell'opposizione. L'incontro con Obama doveva
servire a cancellare gli effetti dello scontro personale e
politico fra i due leader, alla Casa Bianca, nel marzo
scorso. Esso a quanto pare avrà luogo in una nuova
situazione di tensione fra i due Paesi a causa del voto -
sia pure condizionato americano - in favore della
risoluzione dell'Onu per la nuclearizzazione del Medio
oriente. Voto che mette in causa specificamente Israele.
4.ASPETTO POLITICO INTERNO
Il governo ha schierato forti forze di polizia per prevenire
manifestazioni di solidarietà degli arabi israeliani con
Hamas. La possibilità che due dei loro deputati che si
trovavano sulla nave Marmora possano essere puniti con
l'abolizione dell'immunità parlamentare è oggetto di
discussione morale e giuridica ma anche di preoccupazioni di
sicurezza. Specie dopo che due personalità arabe israeliani
sono stati arrestate e hanno confessato di aver spiato a
favore degli hezbollah.
5.PALESTINESI
Il successo mediatico e di prestigio di Hamas a seguito di
questa operazione navale è un colpo all'Autorità palestinese
accusata di tradire la causa nazionale negoziando col
«nemico sionista» tramite gli americani. La posizione di Abu
Mazen si è indebolita ancora di più e difficilmente ci
saranno progressi nel processo di pace.
Il blocco a Gaza non è stato rotto. Ma per Israele è una
vittoria che vale una sconfitta.
MOKED - Rossella Tercatin : "Facile parlare
col senno di poi"
Le
notizie su quello che è accaduto nella notte tra la Marina
dell’esercito israeliano e le navi della Freedom Flotilla
rimbalzano ancora confuse, e centinaia di voci si alzano in
tutto il mondo per condannare Israele, senza conoscere con
precisione i fatti, come ha dichiarato alla Bbc un portavoce
del Ministero degli Esteri israeliano.
Sergio Minerbi, diplomatico israeliano di origine italiana,
già ambasciatore d’Israele presso la Comunità europea a
Bruxelles, oggi professore universitario e commentatore di
diverse testate giornalistiche, tra cui il giornale
dell'ebraismo italiano "Pagine Ebraiche", da Gerusalemme
esprime le prime valutazioni su uno degli episodi più
drammatici e destinati a far discutere degli ultimi anni.
Ambasciatore, come spiegare
quello che è successo?
In realtà la situazione non è ancora chiara. Quello che è
certo è che i soldati israeliani che dovevano ispezionare le
navi della Freedom Flotilla si sono trovati davanti persone
tutt’altro che pacifiche. Gli attivisti a bordo hanno
tentato di linciarli, con coltelli, bastoni e armi da fuoco.
Sono state rinvenute pistole e molte munizioni. I soldati
hanno reagito. Ci sono stati feriti, si parla di una ventina
di morti. Ma è troppo presto per dire di più.
Intanto sui giornali di
tutto il mondo si parla di ‘assalto’ dell’esercito
israeliano alle navi pacifiste, e Hamas esorta all’Intifada
davanti a tutte le ambasciate israeliane. Secondo il suo
parere, si rischia un’escalation?
Hamas è consapevole che una nuova Intifada o guerra non
convenga a nessuno. Non credo quindi ci saranno particolari
conseguenze. Certo è che da Gaza, Hamas continua a lanciare
razzi, gli ultimi due giorni fa. Quello che sarebbe
importante che i leader e l’opinione pubblica mondiale
comprendessero, è che non c’è crisi umanitaria a Gaza. Tutti
i giorni, compreso stamattina, 160 autocarri portano nella
Striscia cibo e medicine. Anche nel caso della Flotilla,
Israele ha offerto più volte di far sbarcare il carico ad
Ashdod, e poi trasferirlo a Gaza. Ma questa proposta non è
stata accettata. Perché? Come ha spiegato la portavoce
dell’organizzazione, che guarda caso è rimasta a Cipro,
questo non sarebbe stato possibile perché le navi non
trasportano semplicemente generi alimentari e medicinali, ma
materiale che compare sulla lista nera israeliana. Come il
cemento, che serve per costruire i bunker. Altro che
intenzioni pacifiche.
Dal punto di vista mediatico
però questa operazione sta già avendo grosse conseguenze.
Non si sarebbe potuto gestire meglio la situazione sin
dall’inizio?
È facile parlare con il senno del poi, ma in questo caso non
credo ci fossero molte alternative. La Freedom Flotilla
aveva due obiettivi, è chiaro, da un lato danneggiare
Israele dal punto di vista mediatico e dall’altro introdurre
a Gaza materiale proibito. Questo andava impedito. Difficile
immaginare qualcosa di diverso.
Questo episodio di inserisce
nel quadro delle relazioni sempre più delicate tra Israele e
Turchia.
La verità è che da due anni a questa parte il primo ministro
Erdogan ha deciso di trasformare il suo paese in uno stato
islamico e si è mosso di conseguenza. Sono le sue intenzioni
a contare davvero. Dopo questa svolta, la Turchia si è
avvicinata a Iran e Siria e la tensione con Israele ha
iniziato a crescere. I fatti di questi giorni non sono che
una manifestazione della nuova rotta, non rappresentano una
novità nei rapporti tra Israele e Turchia di per sé.
Quali conseguenze dovrà
aspettarsi Israele dal punto di vista dei leader politici e
dell’opinione pubblica mondiale?
Io direi semplicemente ‘more of the same’. Chi è disposto ad
ascoltare le nostre ragioni, continuerà a farlo, chi è
contro di noi avrà una scusa in più per rimanere tale. Dal
mio punto di vista il problema vero è un altro. Il mondo non
vuole rendersi conto che Gaza oggi è governata da un regime
terroristico. Hamas non vuole la pace, né accetterà mai il
riconoscimento di Israele. La comunità internazionale,
Unione europea in primis, continua ad aiutarli attraverso le
organizzazione non governative. E questo non aiuta la pace.
LIBERO - Carlo Panella : " Un grave errore
politico Gerusalemme pagherà caro"
«Non
potevamo immaginare che fosse una provocazione armata. Hanno
ferito dieci nostri soldati e i nostri soldati hanno dovuto
difendersi: I nostri soldati sono caduti in un agguato ».
Così Avi Panzer riassume quanto accaduto ieri al largo di
Gaza. E spiega quale è stato l’errore di chi ha deciso e ha
diretto l’assalto israeliano alla Mavi Marmara. La gloriosa
Idf, prestigiosa forza di difesa di Israele, non può e non
deve cadere in un agguato. Non può e non deve non essere
cosciente che fosse possibile una provocazione armata. Avi
Pazner, ex ambasciatore di Israele in Italia, non è un
militare, ma queste sue parole - nella laconica assenza di
una completa versione da parte del Comando israeliano -
spiegano con molta verosimiglianza quanto è accaduto e quale
sia stato l’errore israeliano. Il Comando israeliano e il
Mossad, sapevano perfettamente chela MaviMarmara era armata
dallo Insani Yardim Vakfi, una Ong fiancheggiatrice di Hamas
e dei suoi kamikaze, finanziatrice del terrorismo
internazionale. Sapevano anche chela nave battebandieraturca
e che la palese volontà provocatoria di questa flottiglia
era appoggiata dal governo turco. Soprattutto dovevano,
ripetiamo: dovevano sapere - delle armi e della volontà di
rispondere con la forza ad un arrembaggio israeliano. A
bordo vi erano 600 passeggeri e non è possibile pensare - ma
è successo - che Israele non abbia provveduto a infiltrare
“terminali” che avvertissero delle intenzioni bellicose di
“pacifisti” armati di sciabole in caso di arrembaggio.
Quanto è successo è dunque il risultato di due decisioni:
innanzitutto quella dei “pacifisti che non sono pacifisti”
di arrivare allo scontro armato, violento con i soldati di
Israele, poi, e insieme, dell’imperdonabile errore di chi ha
inviato i soldati israeliani nella trappola preparata da
giorni. Bloccare la Mavi Marmara senza ricorrere
all’arrembaggio sarebbe stato facilissimo: bastava tirare un
arpione collegato ad un cavo nelle eliche, o effettuare
qualche altra manovra di interdizione che non avrebbe
provocato nessun contatto diretto con i passeggeri e poi
rimorchiare la nave in porto. Ma qualcuno a Gerusalemme ha
deciso per l’azione spettacolare e qualcuno, a bordo della
nave, ha perso la testa. Dieci morti tra i passeggeri contro
dieci feriti tra i militari israeliani ci danno il quadro
concreto delle conseguenze di questo errore. Chi ama
Israele, chi denuncia da sempre la volontà provocatoria di
chi inscena “missioni umanitarie” come questa della Freedom
Flottilla, col solo scopo di far deflagrare crisi (l’offerta
israeliana di consegnare tutte le merci dirette a Gaza
imbarcate sulle navi è statanona caso rifiutata),nonpuò non
prendere atto di questa triste realtà: Israele ha sbagliato.
Israele è caduto in una provocazione in cui non doveva
cadere, in cui poteva benissimo non cadere. Non si è
trattato di un “ec - cesso di reazione”, perché da quel che
è dato ad ora capire, i militari israeliani saliti a bordo
della Mavi Marmara hanno realmente rischiato il linciaggio.
Si è trattato di un grave, gravissimo errore israeliano di
comando. Errore non “tecnico”, ma politico che ha prodotto
una direzione militare avventuristica, che ha gettato i
soldati di Israele nel bel mezzo di un agguato. Chi ama
Israele, chi sa che Gaza è sotto assedio di Hamas - che l’ha
ridotta ad un avamposto di terrorismo - e non di
Gerusalemme, chi non sopporta il pseudo pacifismo che si
scalda solo per fiancheggiare i terroristi, non può ora che
sperare che Israele parli. E che non copra i suoi errori.
INFORMAZIONE CORRETTA - Michael Sfaradi :
"Diciannove morti sulla 'flottiglia' che voleva forzare il
blocco israeliano"
Le
autorità israeliane avevano avvertito che non avrebbero
permesso la forzatura del blocco navale intorno alla
striscia di Gaza e per gli aiuti c’era il via libera per
usare i valichi di confine aperti fra la striscia e lo Stato
ebraico. La proposta era chiara ma gli aiuti erano soltanto
la scusa per la ricerca dello scontro.
L’obiettivo delle organizzazioni “pacifiste” e “non
governative”, era far salire la tensione e mettere Israele
davanti ad una situazione così difficile che qualsiasi
decisione avesse preso sarebbe risultata sbagliata. Vale
comunque la pena di ricordare quali sono i motivi per i
quali il governo di Gerusalemme ha deciso il blocco totale
della striscia e quali sono le condizioni che porterebbero
alla riapertura di tutti i traffici, navali, terrestri e
aerei. Il blocco di tutte le azioni di terrorismo contro i
civili e i militari israeliani, attacchi che hanno preso
forza proprio dopo la restituzione unilaterale da parte
israeliana di parte della striscia di Gaza; se i vertici
dell’organizzazione islamica decidessero di rinunciare alle
azioni terroristiche (kamikaze e missili Qassam)
riconoscessero lo Stato d’Israele e rilasciassero Gilad
Shalit, da oltre quattro anni nelle loro mani, il blocco che
sta strangolando la popolazione svanirebbe nel giro di 48
ore.
Questo particolare, importantissimo, non viene mai
menzionato. Se un minimo di buon senso facesse parte della
mentalità di Hamas e dei loro fiancheggiatori, non ci
sarebbe bisogno di intraprendere azioni come quella della
scorsa notte. Al contrario di quello che viene riportato la
marina militare israeliana ha eseguito l’abbordaggio delle
navi all’interno delle proprie acque territoriali e la
reazione da parte dei “pacifisti”, che sapevano
perfettamente che la loro missione era destinata a fallire,
è stata decisamente violenta.
I militari israeliani, saliti a bordo delle navi bloccate,
sono stati accolti a sprangate, coltellate, colpi di pistola
e fucile mitragliatore. Cinque militari israeliani sono
stati ricoverati in gravissime condizioni per ferite di arma
da taglio e da fuoco.
A quel punto il comando ha cambiato le regole di ingaggio e
sono intervenute le forze speciali che si sono calate sui
ponti delle navi dagli elicotteri. Il triste bilancio,
ancora non definitivo, di questa notte di furore, conta 19
morti e decine di feriti.
L’azione di forza decisa dalle autorità israeliane fa capire
quanto la pazienza sia ormai agli sgoccioli. Il passare alle
vie di fatto in una situazione delicatissima come quella di
ieri sera, a bordo erano ospitati anche parlamentari turchi
ed europei, è un chiaro segnale che le regole, almeno per
quello che riguarda il governo di Gerusalemme, sono
cambiate, chi vorrà organizzare altre avventure di questo
tipo dovrà necessariamente tenerne conto. Che non ci fosse
la buona fede, pacifica e pacifista, da parte degli
organizzatori di questa “crociera umanitaria” è stato il
rifiuto di far pervenire a Gilad Shalit, detenuto contro
ogni regola internazionale, dei pacchi con generi di prima
necessità e della corrispondenza, diritti secondo le
convenzioni di Ginevra a lui negati.
Il FOGLIO - "In difesa di Israele"
Da
tempo era noto che una flottiglia di provocatori politici,
messa su con la complicità dei nemici in armi di Israele,
voleva forzare il blocco di Gaza. La decisione di impedire
questa forzatura era legittima, ci mancherebbe, ma doveva
realizzarsi in condizioni di maggiore sicurezza, con un
impiego intelligente della forza, in modo da evitare lutti,
dolori ed equivoci umanitari pronti ad essere sfruttati con
cattiveria dalla propaganda pacifista internazionale, da
sempre alleata con la propaganda antisionista dei peggiori
ceffi, ora anche turchi, che agitano la scena mediterranea.
Il blocco contro il quale muoveva la flottiglia delle anime
belle, accompagnata da parecchie brutte facce, è una
decisione sovrana che Gerusalemme ha preso, giusta o
sbagliata che la vogliate giudicare, per tutelarsi da una
comunità di impianto terrorista costruita con la violenza da
Hamas, movimento islamista che vuole annientare Israele,
dopo il ritiro di Tsahal dalla Striscia. Era stato così
anche nel Libano meridionale. Il ritiro, l’insediamento
successivo sempre più radicato di Hezbollah, le trame
iraniane e di altri stati nemici dell’entità sionista, e poi
il sistematico bombardamento missilistico delle città di
confine, fino ad Haifa: infine la dura reazione delle Israel
Defence Forces. Ma qui nasce il vero problema. Israele è da
sempre in una specialissima situazione etico-politica. Ha il
diritto di difendersi, ma purtroppo non ha il diritto di
sbagliare. Non si fa guerra in Libano senza aver chiaro nei
limiti del possibile e dell’impossibile quale sarà il
contrattacco di Hezbollah, quanto saranno capaci di
nascondere e far funzionare le loro batterie missilistiche
nel corso dell’offensiva, quali vie per il traffico delle
armi resteranno aperte per giorni e settimane. Così non si
abborda una flottiglia di pacifisti ben intenzionati a
menare le mani, a usare i coltelli e i bastoni, e magari a
disarmare i soldati piovuti dagli elicotteri, senza
calcolare tra le possibili conseguenze una carneficina. Un
disastro tecnico diventa subito una catastrofe umana e
politica, quando si parla di uno stato che vive sotto il
ricatto prenucleare di Teheran, di un governo che oggi si
sente isolato perfino dall’Amministrazione americana o da
sue decisive componenti, di una classe dirigente che deve
condurre difficili campagne di verità a proposito di un
nemico potente travestito da soggetto debole, diseredato, in
perenne penuria per la cattiveria degli “ebrei insediatisi
in Palestina”. E’ doloroso e folle quel che è accaduto a
bordo di quelle navi. E’ inaudito anche solo ipotizzare che
Israele non abbia il diritto e il dovere di reagire a simili
provocazioni politiche, alla violenza degli umanitari e dei
pacifisti alleati di Teheran e di folle tumultuanti
allertate dalla nuova propaganda di Erdogan. Ma non così.
CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara : "Tzipi
Livni: Danno politico, ma si è scelto il male minore"
Il
primo ministro Benjamin Netanyahu sostiene che i soldati
«dovevano difendersi». Quale idea si è fatta dell’incursione
sulla nave? Lo pensa anche lei?
«Certo, appoggio l’azione che le forze israeliane hanno
compiuto per difendersi», rispondeva ieri per telefono al
Corriere Tzipi Livni, capo dell’opposizione israeliana e del
suo principale partito — il Kadima, che raccoglie adesioni
di destra e di sinistra — ed ex ministro degli Esteri.
Secondo la versione israeliana, i contestatori avrebbero
usato armi da fuoco leggere, coltelli e bastoni. Hanno
subito alcuni morti. Le pare una reazione proporzionata?
«Oh
sì, a raccontare il caso sono le immagini. Non è questione
di versione israeliana, è questione di verità, di realtà. Il
primo soldato entrato nella nave è stato picchiato da un
sacco di gente. Nel modo più violento. All’inizio, i soldati
non hanno reagito. Fino a quando la brutalità è stata tale
che l’unico modo per salvare le proprie vite era reagire».
Dice che le vite dei soldati erano in pericolo?
«Chiaro. Quel militare era picchiato con pezzi di ferro. Un
linciaggio. La sola cosa da fare era contrattaccare. Per
salvargli la vita e fermare la nave, che era la missione».
E
le è parsa una scelta saggia un’incursione in acque
internazionali?
«Il posto, secondo consiglieri giuridici, era legale. E
prima dell’azione militare Israele aveva offerto di
consegnare la merce a Gaza tramite noi o l’Egitto» .
Oltre a morti e feriti, c’è un danno politico: non
ritiene che l’azione decisa dal governo peggiori ancora
di più i rapporti con la Turchia, il primo Paese
islamico che riconobbe Israele?
«Di sicuro c’è un danno politico, ma in Medio Oriente la
scelta è tra opzioni cattive. L’altra era dimostrare di
condividere che Gaza sia controllata da Hamas e di non
essere capaci di fermare la nave».
Non crede che da anni la politica di Israele su Gaza sia
un fallimento? Dopo il vostro ritiro non negoziato con i
palestinesi, Hamas ha vinto le elezioni, un governo del
quale lei faceva parte ha combattuto una guerra che ha
lasciato oltre mille morti palestinesi per terra e oggi
Hamas avrà nel mondo più sostenitori di prima.
«Quando Hamas diventa forte non è soltanto contro
Israele. Rappresenta un’agenda dell’odio che non si
batte per uno Stato palestinese. È del tutto contro
l’esistenza di Israele, e questo è inaccettabile. E
quando Hamas si rafforza non è soltanto un problema
israeliano, ma palestinese. Perché il governo
palestinese legittimo, quello di Salam Fayyad, e Abu
Mazen, diventano più deboli».