Kirghizistan: governo provvisorio
pubblica progetto di costituzione e riceve dalla Russia 20 milioni
di dollari, per cominciare
Pietro Fiocchi
- Rinascita 27 Aprile 2010
Le vicende kirghise diventano più chiare e intellegibili giorno dopo
giorno, cominciano a delinearsi delle prospettive definite. Ieri sul
sito ufficiale del governo provvisorio (www.kyrgyz-el.kg),
guidato da Roza Otunbaeva (foto), è stato pubblicato il progetto per
la nuova costituzione. Salta subito all’occhio una cosa: il
presidente delle repubblica, in carica per cinque anni, non può
essere eletto per più di due volte consecutive. Questo, messo nero
su bianco, per evitare incarichi presidenziali a vita o comunque
pluridecennali, come nel caso di Turkmenistan, Kazakhstan,
Tajikistan e Uzbekistan. Una costante centroasiatica, che per quanto
discutibile da un punto di vista occidentale, contribuisce a creare
stabilità interna e nelle relazioni internazionali di Paesi in una
regione sempre in bilico.
Per il resto il progetto costituzionale prevede inoltre che i
cittadini avranno il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi,
previo avviso alle autorità locali. In cantiere anche una
sostanziale riforma: il passaggio dal sistema presidenziale a quello
parlamentare.
Buone intenzioni per evitare concentrazioni di potere, miti della
personalità e garantire la rappresentatività democratica, senza
dimenticare però che chi sta tentando di metterle in atto non è
passato per le elezioni, ma per un colpo di Stato che ha messo alla
porta Kurmanbek Bakiev. Del resto quest’ultimo nel 2005 aveva agito
nello stesso modo per prendersi il posto dell’allora presidente
Askar Akaev. Scorciatoie alla kirghisa, affari interni: niente da
dire.
In ogni caso a decidere sulle riforme sarà il risultato del
referendum di luglio, per quanto sia difficile che il verdetto si
discosti dalla volontà del governo provvisorio, che a quanto pare è
nelle grazie di qualcuno.
Il ministero kirghiso delle Finanze ha ricevuto 20 milioni di
dollari da Mosca. Ne ha dato notizia ieri il vice premier di
Bishkek, Temir Sariev. Un piccolo incoraggiamento che “servirà a
pagare tutti gli stipendi e le pensioni in arretrato”, ha detto
Sariev, che ha assicurato: il governo provvisorio ha tutto sotto
controllo, politica, economia e sicurezza.
A fargli da spalla il vice ministro russo degli Esteri Grigorij
Karasin: “Mosca contribuirà ad instaurare un potere legittimo e
duraturo. Un Kirghizistan sovrano e stabile è una componente
imprescindibile per la sicurezza della regione centroasiatica”. Una
regione che per la Russia è una sorta di appendice irrinunciabile.
A rivolta riuscita, i primi di aprile, una delegazione del governo
provvisorio kirghiso si era precipitata nella capitale russa e fatto
ritorno a casa con una promessa: nei tempi a venire Bishkek avrebbe
ricevuto dal Cremlino 150 milioni di dollari, a titolo di aiuto.
Un’intesa che va ben oltre il dare e ricevere denaro. Arrestato a
Mosca l’ex ministro kirghiso dell’Interno Moldomusa Kongantiev,
quello che era stato dato prima per morto ammazzato poi per
disperso, è stato immediatamente estradato dalle autorità russe e
consegnato a Bishkek. Kongantiev sarà processato per gravi
imputazioni: l’usurpazione del potere e l’aver dato ordine di
sparare sui civili. Il verdetto della corte sembra scontato. E la
stessa sorte spetterà a Bakiev, per ora al sicuro, ospite di
Lukashenko.
A proposito, un’altra questione che prima o poi si affaccerà
prepotentemente: cosa ne sarà del combattuto rapporto tra Mosca e
Minsk? Dell’alleanza strategica di questi “Paesi fratelli”?
Il presidente russo tiene e accompagna per mano il nuovo regime,
quello bielorusso dà rifugio al leader costretto alla fuga e insiste
perché possa presentarsi alle elezioni d’ottobre, dopotutto è il
presidente in carica. |