Quel che è ancor più interessante è la parallela dichiarazione rilasciata dal direttore del National Intelligence, Dennis Blair, che cercava di giustificare la decisione di Obama – o perlomeno di collocarla “in prospettiva”. La prospettiva, il contesto, è che nei mesi dopo l’11 settembre “non avevamo una conoscenza chiara del nemico che stavamo affrontando, e ogni nostro sforzo era indirizzato nella prevenzione di ulteriori attacchi capaci di provocare la morte di altri americani. E’ stato durante quei mesi che la Cia si trovò impegnata a ottenere informazioni vitali dai capi di al Qaeda fatti prigionieri, e richiese il permesso di usare metodi d’interrogatorio duri. I memorandum OLC rendono chiaro che il vertice legale dell’amministrazione reputò legale usare quei metodi”.
Continua Blair: “Questi metodi, descritti in una soleggiata, splendida – e sicura – giornata dell’aprile 2009, appaiono inquietanti. Come chiarito dal Presidente, e come dichiarato tanto da me che dal direttore della Cia Panetta, non useremo più questi metodi in futuro. Ma dobbiamo assolutamente difendere coloro che dipendono da quei memorandum e da quelle direttive”.
Dunque: una volta eravamo in pericolo, adesso viviamo “in una splendida, soleggiata e sicura giornata dell’aprile 2009”. Adesso, nell’aprile 2009, il direttore scelto da Obama per il National Intelligence sembra dire: siamo al sicuro. Bella notizia, se vera. E costituirebbe un sorprendente omaggio agli sforzi compiuti dalla precedente amministrazione nella lotta al terrorismo – sforzi che per anni i democratici hanno sostenuto renderci meno sicuri. Apparentemente, le vecchie politiche hanno funzionato. Il pericolo di al Qaeda è passato. Adesso possiamo permetterci il lusso della “riflessione” – come affermato dal presidente Obama nella sua dichiarazione – il lusso di discutere e biasimare quello che abbiamo fatto nei giorni difficili in cui c’era una guerra. Dopo tutto, “siamo passati attraverso un capitolo oscuro e penoso della nostra storia”.
Lasciamo perdere quanto oscuro e penoso sia stato questo capitolo. Il problema è: davvero è chiuso? E’ davvero terminato il capitolo in cui dovevamo concentrarci sulla prevenzione di ulteriori attacchi? Non c’è ancora in corso una guerra contro i jihadisti?
Ovviamente, Blair e altri alti funzionari dell’amministrazione Obama hanno suggerito in altre sedi che il terrorismo resta un pericolo reale, e anche incombente. Altrimenti, perché mantenere il programma di sorveglianza ereditato dall’era Bush? Perché mandare altre truppe in Afghanistan, e schierare altri Predator d’attacco in Pakistan?
Ma allora, possiamo permetterci l’atteggiamento da “oscuro e penoso capitolo” di Obama, esemplificato dalle sue ineccepibili tecniche d’interrogatorio per il presente e per il futuro, e dal suo tornare a biasimare su quel che si è fatto in passato? Possiamo permetterci un direttore dei servizi segreti che cerca di giustificare il suo capo raccontandoci che stiamo al sicuro?
Siamo in guerra, o no?
William Kristol è fondatore ed editore del The Weekly Standard
Traduzione di Enrico De Simone