Da Repubblica, intervista a Maria Marion, una delle infermiere accanto
a Eluana negli ultimi giorni.
Il giornalista: «Qualcuno pensa che lei abbia concorso a
un’eutanasia».
La Marion: «Un termine che rifiuto, anzi per me nei confronti di
questa ragazza c’è stato un accanimento terapeutico».
Dunque le suore che per tanti anni hanno dato a Eluana nutrimento e
acqua, che l’hanno lavata e mille e mille volte voltata nel letto a
evitare il decubito, si sono accanite su quel corpo. Si sono accanite,
anche, ad aiutare Eluana a liberarsi dalla saliva che le ostacolava il
respiro.
Per quindici anni a Lecco c’è stato un pervicace, cocciuto accanimento: a una malata assente hanno dato nientemeno che da bere, e mangiare. Le han liberato la gola dalle secrezioni, cosa del tutto normale in pazienti immobili e incoscienti. Da una intervista della stessa Marion al Corriere emerge che quando Eluana è arrivata a Udine, nessuno sapeva a che servissero quelle pile di bavaglini mandati da Lecco. E sì che una che fa l’infermiera da 35 anni certe cose dovrebbe averle viste. Stupore invece: a che serviranno mai i bavaglini? La saliva fa tossire Eluana, la tosse espelle il sondino.
Per quindici anni a Lecco c’è stato un pervicace, cocciuto accanimento: a una malata assente hanno dato nientemeno che da bere, e mangiare. Le han liberato la gola dalle secrezioni, cosa del tutto normale in pazienti immobili e incoscienti. Da una intervista della stessa Marion al Corriere emerge che quando Eluana è arrivata a Udine, nessuno sapeva a che servissero quelle pile di bavaglini mandati da Lecco. E sì che una che fa l’infermiera da 35 anni certe cose dovrebbe averle viste. Stupore invece: a che serviranno mai i bavaglini? La saliva fa tossire Eluana, la tosse espelle il sondino.
Quando Avvenire scrisse di quei colpi di tosse, alcuni scrissero:
favole. E invece la verità delle ultime ore della Englaro dice di
volontari colti di sorpresa dalla donna che stenta a respirare.
Penosissima verità: Eluana ha passato i suoi ultimi giorni
nell’abbandono di quelle mani che conosceva e la amavano, che sapevano
mantenerne limpido il respiro. Quando la disidratazione ha fatto il suo
lavoro – «Chiazze rosse sulla pelle, temperatura alta» – l’équipe è
rimasta a osservare il precipitoso decorso di una morte «naturale» .
Ma non basta ancora. Non è eutanasia, si afferma, quel tagliare acqua e cibo, ma è «accanimento», invece, l’averlo per anni dispensato. Al partito della morte non basta di avere sepolto Eluana; l’obiettivo è più ambizioso, è il rovesciamento, la sovversione anzi, della realtà. Dare acqua e cibo e lavare un malato inerte, si chiama «accanimento».
Ma non basta ancora. Non è eutanasia, si afferma, quel tagliare acqua e cibo, ma è «accanimento», invece, l’averlo per anni dispensato. Al partito della morte non basta di avere sepolto Eluana; l’obiettivo è più ambizioso, è il rovesciamento, la sovversione anzi, della realtà. Dare acqua e cibo e lavare un malato inerte, si chiama «accanimento».
Non è una questione linguistica. È importante, il nome che si dà
alle cose. Hannah Arendt nella Banalità del male spiega come il nazismo
abbia evitato accuratamente di usare la parola «sterminio» circa la
eliminazione degli ebrei. L’ordine era di parlare di «soluzione
finale». Suonava meglio, e qualcuno poteva fare finta anche di non
aver capito.
Le parole, sono importanti. Attribuire alle suore di Lecco un
«accanimento terapeutico» – ma il padre, perché tanto a lungo ha
lasciato loro la figlia? – è sovvertire la realtà di ciò che è stato.
Dire che a Udine «non è stata eutanasia» è altrettanto mendace – se non
per il fatto che eutanasia è soppressione del consenziente, e Eluana
non ha mai espresso un positivo consenso alla sua morte. A Udine la
morte è stata data attivamente, sopprimendo ciò che è vitale all’uomo.
Giuliano Ferrara ha scritto che allora un’iniezione sarebbe stata un
gesto più franco.
Già, ma un’iniezione sarebbe stato aperto omicidio, e questo oltre a essere illegale avrebbe mostrato a tutti come la fine di Eluana «naturale» non fosse per niente. E invece «naturalmente» doveva morire: di fame e sete, naturalissima morte.
Già, ma un’iniezione sarebbe stato aperto omicidio, e questo oltre a essere illegale avrebbe mostrato a tutti come la fine di Eluana «naturale» non fosse per niente. E invece «naturalmente» doveva morire: di fame e sete, naturalissima morte.
Manca la perfezione dell’opera: convincerci che accanimento è
stato quello delle mani di tre suore, per quindici anni, a lavare e
vestire e carezzare. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Il darsi più
totale e gratuito si vuol chiamare «accanimento terapeutico», in questa
Italia a forza liberata.
Ma perché il rivoltarsi contro chi ha solamente dato? Si direbbe
che il pensiero unico nichilista non tollera il bene gratuito. Proprio
non lo sopporta. Forse perché lo avverte, della sua ansia di nulla,
radicalmente nemico.