Intervista a Emilio Gentile di Emiliano Stornelli - Occidentale 9 Marzo 2008
Il recente sondaggio sul panorama religioso americano pubblicato dal Pew Forum on Religion and Public Life, mostra come l'Europa sia in controtendenza rispetto agli Stati Uniti anche per quel che concerne il fenomeno religioso. Nel continente delle radici cristiane, solo il 12 per cento dei francesi e il 25 per cento degli italiani ritiene che la religione sia un fattore “molto importante” per la propria vita, mentre tutte le chiese assistono a una costante perdita di affiliati e subiscono i violenti attacchi del sempre più agguerrito fronte laicista. Perché gli europei si allontano sempre più dalla religione? Perché, al contrario, il legame degli americani con Dio è sempre più forte? Scopriamolo con Emilio Gentile, docente di Storia Contemporanea alla Sapienza di Roma, che nella sua intensa attività di studio e divulgazione, ha accuratamente approfondito la comprensione del fenomeno religioso in rapporto alla politica con particolare riferimento al caso americano.
Qual è la
funzione pubblica della religione negli
Stati Uniti?
L’America
è il primo paese ad essersi fondato
sulla dichiarata separazione tra Stato e
Chiesa senza che questa implicasse, allo
stesso tempo, alcuna separazione tra
religione e politica. La religione, in
quanto componente fondamentale
dell’identità americana fin dalle
origini, ha sempre rappresentato un
fattore onnipresente nella politica
americana attraverso la sua massima
espressione: il presidente della
Repubblica. I presidenti americani sono
sempre stati uomini di fede religiosa
anche se non appartenenti a specifiche
chiese o denominazioni; hanno sempre
invocato l’aiuto di Dio, dell’essere
supremo, sia pure definito in termini
più teistici che riferibili a una
particolare confessione religiosa.
Bisogna tener conto che l’America si è
sempre considerata nei duecento anni
della sua esistenza una ‘democrazia di
Dio’, cioè una democrazia le cui origini
risalgono al riconoscimento che vi sono
dei diritti naturali che il Creatore ha
dato agli esseri umani conferendo in
modo specifico agli americani la
missione di diffonderli.
A
differenza dell’Europa, dunque, la
separazione tra Stato e Chiesa in
America non ha comportato la separazione
tra religione e politica. Come si spiega
storicamente la diversità
dell’esperienza americana da quella
europea?
In
America, la separazione tra Stato e
Chiesa si è resa necessaria
principalmente per proteggere la
religione dall’uso strumentale che
poteva farne la politica. Questo ci
riporta ancora alle origini
dell’America, alle origini della sua
coscienza religiosa e politica, al fatto
di essere una società con un fortissimo
pluralismo religioso. Anche se circa
l’80 per cento è cristiano, si tratta
infatti di un mosaico di cristianesimo.
E ciò ha reso indispensabile la
separazione tra Stato e Chiesa a
garanzia del pluralismo religioso,
affinché nessuna religione venisse
riconosciuta come religione di Stato a
vantaggio di altre.
In Europa, invece, il processo di separazione dello Stato dalla Chiesa è avvenuto con modalità differenti e molto più lentamente. In alcuni casi non è mai avvenuto, come nell’Inghilterra anglicana o nelle monarchie nordiche luterane, o è avvenute in maniera estremamente conflittuale, come in Francia e in Italia. E’ stato questo a determinare la separazione tra politica e religione; perché la religione, identificandosi con una chiesa dominante o addirittura con una chiesa di stato, è finita a sua volta per essere identificata con il potere politico o per essere considerata avversaria del potere politico stesso.
Stando al
sondaggio, sarebbe il rapporto di tipo
concordatario che si è affermato in
Europa tra Stato e Chiesa a determinare
l’affievolimento nell’osservanza della
religione cristiana.
Gli Stati
Uniti sono oggi il Paese più moderno,
ricco e potente del mondo, e ciò ne fa
qualcosa di molto lontano dal
‘cristianesimo delle beatitudini’, per
intenderci con una metafora. Eppure in
America la religiosità non conosce
flessioni. Questo perché in America la
religione non è un fenomeno omogeneo e
sovvenzionato dallo Stato, ma si basa
piuttosto sulla libera scelta del
credente, sulla volontà di associarsi,
credere e anche sovvenzionare la propria
confessione, la propria chiesa. Si è
venuto così a formare una sorta di
'mercato religioso’ dove la libera
partecipazione crea anche una maggiore
disponibilità a vivere l’esperienza
religiosa. Ad ogni modo, quando si fanno
sondaggi di questo tipo, anche negli
Stati Uniti si tiene conto di alcuni
fattori che rendono impossibile il
confronto con l’Europa. Tra questi, il
più importante è certamente il
pluralismo religioso che di per sé tende
a diventare sempre più pluralistico,
come ha dimostrato il bellissimo libro
di Diana Eck, A new religious
America, uscito qualche anno fa.
Il
sondaggio evidenzia, inoltre, come negli
Stati Uniti la differenziazione
dell'offerta religiosa sia in costante
crescita.
La
religiosità americana è creativa,
spontanea e produce una grande mobilità
delle fedi religiose anche grazie
all'apporto che la società americana
riceve dall’immigrazione. Dall’Asia e
dall’America Latina arriva negli Stati
Uniti un flusso costante di credenti che
va ad arricchire il panorama religioso
americano e allo stesso tempo lo
modificano. L'America è sempre più un
mosaico di religioni, per la precisione
è il mosaico di nazioni più religioso
del mondo.
Negli
Stati Uniti la Chiesa protestante e la
Chiesa cattolica perdono affiliati a
favore dell’evangelismo. Perché?
In un
contesto come quello americano, dove vi
è una religiosità in continuo
movimento, le chiese istituzionali sia
protestanti che cattoliche, legate a una
teologia, a una dottrina, a un complesso
istituzionale più rigido, perdono
affiliati, perdono coloro che pur
sentendosi religiosi non si sentono
legati a una chiesa particolare. Di qui
l'espansione dell’evangelismo per il suo
carattere emozionale e non dottrinario.
Il fenomeno religioso americano tende
quindi sempre più a
de-istituzionalizzarsi, a diventare un
fatto emotivo personale. E questo a
partire dalla metà degli anni venti del
secolo scorso, con la fine dell’egemonia
protestante.
Si può
quindi affermare che il cosiddetto
'mercato religioso competitivo'sul
modello americano, è in grado di
favorire al meglio l'espressione della
religiosità nello spazio pubblico in un
contesto sociale e culturale
secolarizzato?
Tutti gli
studiosi che si occupano di questo
fenomeno in America sono concordi nel
riconoscere che la libertà religiosa,
soprattutto intesa come libertà
dell’esperienza religiosa, favorisce la
religiosità piuttosto che farla
regredire.
Nel suo
libro La Democrazia di Dio
parla di 'religione civile americana'.
Che intende?
Negli
Stati Uniti, il diffuso emozionalismo
religioso dà forti motivazioni alla
politica ed è quindi alla base
dell'attaccamento alle istituzioni del
popolo americano. D'altro canto, gli
americani non s'identificano
completamente con le istituzioni e
possono così conservare la loro
indipendenza individuale.
La
'religione civile americana'è in qualche
modo replicabile in Europa?
Per
consolidarsi questo fenomeno deve avere
come premessa di fondo una forte e
radicata tradizione di pluralismo
religioso che si fonda sulla libertà di
scelta piuttosto che su una ortodossia
religiosa. E ciò spiega perché nel mondo
occidentale esso si sia affermato
unicamente negli Stati Uniti, mentre in
Europa e in Italia abbia provato a
realizzarsi soltanto con
l’associazionismo volontario che però
manca di questa forte connotazione
civile che è una caratteristica
prettamente americana. La religione di
tipo civile americano non è quindi
replicabile, perché nasce da una
tradizione storica basata su una
separazione tra Stato e Chiesa che non
implica la separazione della religione
dalla politica, e dal pluralismo
religioso che della separazione tra
Stato e Chiesa è la premessa.
Dove esiste una religione egemonica, invece, sia essa riconosciuta come religione di Stato sia come istituzione, è molto difficile che possa formarsi una vera religione civile. In Europa una religione civile non potrebbe essere altro che una sorta di traduzione laica della religione egemonica o una sua antagonista, e perciò non garantirebbe quello che la religione civile americana è riuscita a garantire nel tempo: la convivenza tra pluralismo etnico, pluralismo religioso e pluralismo culturale senza che gli Stati Uniti esplodessero a ogni nuova generazione.