Fiamma Nirenstein - Occidentale 05 Febbraio 2008
Alla conferenza di Herzlya in Israele, che ogni anno fa il punto sulla situazione strategica in Medio Oriente e nel mondo, svariati oratori, tra cui l'ambasciatore John Bolton, hanno rilevato con forza come Israele - pur avendo compiuto un'azione meravigliosa sotto il profilo della logistica, della capacità bellica e della segretezza, quando quattro mesi fa ha distrutto una costruzione nel nord della Siria destinata a divenire una struttura nucleare - seguiti a non volerne parlare.
Non solo: Bolton
ha anche notato che né Israele né gli Stati Uniti
danno risalto al fatto che i siriani stanno
rapidamente ricostruendo la stessa "facility", così
come appare dalle foto satellitari. Bolton, e con
lui altri strateghi e uomini politici, ha spiegato
che ciò è determinato dall’incertezza che domina la
politica quando si parla di Corea del Nord. Infatti,
sarebbe proprio la Corea del Nord il paese
responsabile, presumibilmente con finanziamenti
iraniani, della costruzione in Siria delle strutture
nucleari distrutte e, con molta probabilità, della
loro attuale riedificazione. Secondo Bolton, la
cautela d’Israele e degli Stati Uniti è dovuta al
fatto che denunciare con forza il problema
cozzerebbe con la politica di conciliazione di cui
si vanta Condoleezza Rice; politica che costituisce
anche il punto debole dell’Occidente che i "rogue
states" riescono a distrarre nel corso delle
trattative, mentre proseguono la loro
collaborazione, specie nel settore degli armamenti.
La conclusione dell'ex ambasciatore americano
all'ONU è amara: gli Stati Uniti stanno tirando i
remi in barca nella lotta al terrore; si stanno
avventurando in incerti piani di pace il cui esito
sarà il rafforzamento del senso di sicurezza delle
tirannie, favorendo lo scoppio di nuove guerre.
L’articolo qui di seguito, aggiunge a questo punto
di vista molte considerazioni e dati di fatto, e
perciò ve lo sottopongo.
La verità sulla Corea del Nord è che la Rice sta fallendo
Jay Lefkowitz, inviato speciale del Presidente Bush per i diritti umani in Corea del Nord, ha recentemente sottolineato come l’attuale approccio americano con Pyongyang si sia rivelato un fallimento.
Condoleezza Rice ha accusato duramente Lefkowitz durante una conferenza stampa. Lefkowitz, ha dichiarato, “non partecipa ai colloqui multilaterali, non sa cosa stia succedendo e certamente non ha idea di quale sia la politica americana in questi colloqui”. Per rincarare la dose, ha poi aggiunto di avere seri dubbi che cinesi e russi “ricordino il nome di Lefkowitz”.
Lefkowitz è stato messo fuori dalla politica dell’amministrazione Bush per la Corea del Nord a causa di un discorso tenuto la scorsa settimana all’American Enterprise Institute. Per aver detto cioè che sono più di due anni che Pyongyang viene pregata di abbandonare il suo programma per lo sviluppo di armi nucleari, e sono passate più di due settimane da quando ha violato l’ultima scadenza per svelare la reale ampiezza del suo programma.
Lefkowitz ha osservato che “è sempre più chiaro che la Corea del Nord rimarrà nel suo attuale status nucleare quando l’amministrazione lascerà i suoi uffici alla fine dell’anno”. Lefkowitz ha inoltre sottolineato che il fondamento razionale dei colloqui multilaterali (che includono Cina, Russia e Corea del Sud oltre agli Stati Uniti e alla Corea del Nord) è largamente venuto meno da quando è diventato chiaro che né la Cina né la Corea del Sud erano pronte a fare credibili pressioni su Pyongyang perché abbandonasse il suo programma di armi nucleari. "Quello che speravamo fosse un processo in cui Pechino e Seul avrebbero offerto incentivi e usato al contempo la propria considerevole influenza su Pyongyang per convincerla ad abbandonare il suo programma nucleare, è in realtà divenuto un processo dove agli incentivi non sono seguiti costi per Pyongyang". Lefkowitz ha poi osservato che i colloqui a sei sono via via degenerati in un negoziato bilaterale tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti come Kim Jong II ha sempre voluto.
Fino a non molto tempo fa, le considerazioni di Lefkowitz - che ha inoltre raccomandato di collegare i diritti umani ai problemi di sicurezza con Pyongyang - sarebbero state una corretta rappresentazione dello stesso modo di pensare del Presidente Bush. Ma apparentemente non più, dal momento che Bush ha ormai accettato la linea di Condoleezza Rice secondo cui una lettera in più al ‘Caro Signor Presidente’, o una nuova spedizione di aiuti, o nuove concessioni diplomatiche possano cambiare l’atteggiamento di Kim Jong II.
Il segretario di Stato proclama persino che la Corea del Nord ha ottemperato alle richieste necessarie per uscire dalla lista degli stati che sponsorizzano il terrorismo, una delle richieste chiave avanzate a Pyongyang. Un riscontro contrario ci viene fornito dal Servizio Ricerche del Congresso che di recente ha parlato di “notizie provenienti da fonti affidabili sul fatto che la Corea del Nord ha fornito armi e forse anche addestramento agli Hezbollah in Libano e alle Tigri Tamil nello Sri Lanka”. Sembra che si voglia ignorare o nascondere l’esistenza di prove che dimostrano come Pyongyang perseveri nella proliferazione nucleare. Prove che sono venute alla luce dopo che Israele ha distrutto un’installazione nucleare nordcoreana in Siria nel mese di settembre.
Noi siamo comprensivi verso il risentimento che la Rice può provare nel veder Lefkowitz contraddire la sua politica. Ma saremmo ancora più comprensivi se nella sua politica fosse riscontrabile una qualche traccia di successo. Kim Jong II ha avuto quasi due anni, dopo due ultimatum, per tener fede alle promesse sul nucleare e ha ampiamente dimostrato di non aver alcune intenzione di farlo. Adesso si apre per lui la possibilità di aspettare che Bush se ne vada e sperare di aprire un negoziato ancora più favorevole con il futuro Presidente Clinton.
Allo stato attuale, la Rice sta mettendo il Presidente Bush nelle condizioni di passare il suo ultimo anno da Presidente a implorare Kim Jong II di cooperare offrendogli una lista sempre più ampia e imbarazzante di ‘carote’. Bush farebbe bene ad ascoltare Lefkowitz, magari ordinando alla Rice di presentarlo ai cinesi e ai russi.
© Wall Street Journal