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(25 aprile, 2007) Corriere della Sera
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INCONTRI La sceneggiatrice del film che
costò la vita a Theo van Gogh accusa la sinistra europea: mi avete
abbandonato |
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Io, l' infedele |
Hirsi Ali: in fuga dall' Islam |
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NEW YORK - La scollatissima receptionist
afroamericana della Soho House non vuole farla accedere al bar dell'
hotel, ma più per un senso di rivalità femminile che per eccesso di
precauzione antiterrorista. «Ho rischiato di perdere l' intervista»,
scherza Ayaan Hirsi Ali, che arriva in ritardo, scortata da una
mastodontica guardia del corpo incaricata di vigilare sulla sua
tournée per promuovere l' autobiografico Infedele, edito in Italia
da Rizzoli e già bestseller in molti Paesi. Se la sua statuaria
bellezza le ha già procurato gli anatemi, in odore di machismo, di
Timothy Garton Ash («Se fosse bassa, tozza e strabica, nessuno l'
ascolterebbe»), quando Ayaan rivela l' interesse di Hollywood a
portare la sua storia sul grande schermo, è difficile pensare ad un'
attrice altrettanto bella e intensa che possa vestirne i panni. «Non
posso certo dire che la mia esistenza sia stata semplice o noiosa»,
esordisce l' autrice, figlia di Hirsi Magan Isse, noto intellettuale
somalo in passato leader dell' opposizione al dittatore Siad Barre.
Reduce dall' inferno dell' infibulazione, in soli 37 anni di vita
Ayaan ha abiurato l' Islam, scaricato due mariti ed è stata
ripudiata dalla famiglia. Oltre a scrivere una sceneggiatura per un
film di 11 minuti costato la vita all' amico Theo van Gogh. E ad
essere eletta e poi «licenziata» dal Parlamento olandese, in seguito
ad uno scandalo che ha fatto crollare il governo, costringendo lei,
oggetto di una fatwa, a scappare in Usa. «Mi sento ancora in colpa
per la morte di Theo e penso a lui tutti i giorni», racconta. «Se mi
avesse dato retta quando lo supplicavo di non firmare quel film,
sarebbe ancora vivo. "Questa è l' Olanda, il mio Paese", ripeteva,
"e un regista non può restare anonimo né girare col gorilla"». Come
lei, che anche in America è costretta a vivere sotto scorta: «Me la
paga il governo olandese, che però vorrebbe scaricare l' onere sugli
americani. Immorale». Nella sua nuova patria, Ayaan è contesa dalla
destra e dalla sinistra: «Mi considero bipartisan. Lavoro per l'
American Enterprise Institute, un think tank neocon di cui apprezzo
l' agenda contro lo Stato sociale. Ma sul piano dei diritti umani
sono più in sintonia con i democratici. E mi piacerebbe incontrare
Hillary». Per l' Europa non prova rimpianti: «La sinistra europea mi
ha tradito. Così come gli intellettuali islamici e presunti liberal.
Sull' Economist Deborah Scroggins mi ha distrutto. E dalle pagine di
Newsweek, Lorraine Ali mi accusa di essere "più l' eroina degli
islamofobi che delle donne musulmane"». Ma l' attacco più virulento
viene dall' avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, Nobel per la Pace,
che in un' intervista l' accusa di «fare il gioco dei mullah».
«Shirin pensa che l' Islam possa essere riformato solo dall'
interno, ma poi si rifiuta di ammettere che ci sia qualcosa di
sbagliato nel Corano. E non osa toccare il dogma dell' infallibilità
del profeta Maometto, che ci costringe a vivere con la moralità del
VII secolo. Io al contrario ripudio l' Islam dalla A alla Z e penso
che chiunque abbia il diritto di sfidarne i dettami, contribuendo al
suo tracollo». Una crociata che combatte quasi da sola. «L'
intellighenzia islamica è quasi tutta ortodossa. Tranne un piccolo
gruppo di cui fanno parte Salman Rushdie, Irshad Manji, Magdi Allam,
Wafa Sultan, Walid Phares, Tawfik Hamid. Il nostro maestro è Ibn
Warraq, nom de plume di uno scrittore che da anni abita in Usa.
Anche loro, come me, vivono sotto scorta, costantemente minacciati
di morte». Ma l' aspetto più bruciante della sua rocambolesca
esistenza, confessa, «è stata la rottura coi genitori». Che l'
accusano di aver inventato la storia del matrimonio combinato dalla
famiglia con uno sconosciuto, per impietosire il governo olandese e
ottenere la cittadinanza. «Appena il clamore si sarà placato, sono
certa che ci rappacificheremo. Lo spero davvero». Uno dei temi
centrali del suo libro è l' infibulazione, cui fu sottoposta a
cinque anni, per volontà della nonna. «Sfidò il veto di papà,
contrario alla pratica, ma a quei tempi prigioniero di Siad Barre.
Ricordo tutto di quel giorno. I grandi che mi tenevano ferma mentre
urlavo, il dolore, il sangue, il colore dell' antisettico. E ricordo
quando la stessa cosa successe a mia sorella e alle mie cuginette ed
amiche. In Somalia è normale. Tutti sono circoncisi, tranne i poveri
e i diseredati. Dopo l' operazione, i rapporti sessuali sono
impossibili fino alla defibulazione». Che, in queste culture, viene
effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del
matrimonio. «È una pratica crudele, che ha lo scopo di conservare la
verginità al futuro sposo e di rendere la donna una specie di
oggetto sessuale, incapace di provare piacere». Dopo ogni parto
viene effettuata una nuova infibulazione, per ripristinare la
situazione prematrimoniale. «In realtà questa circoncisione non
rimuove il desiderio o la capacità di provare piacere sessuale. In
Somalia, Sudan e Egitto le giovani donne perdono la verginità prima
del matrimonio e poi tornano in clinica a farsi ricucire. Dando vita
ad un mercato nero di ricatti tra amiche, che minacciano di rivelare
tutto al futuro marito. È un sistema crudele, che non funziona e
uccide». L' Onu e altre organizzazioni vorrebbero intervenire.
«Sarebbe inutile, perché l' infibulazione rispecchia il maschilismo
e l' insicurezza degli uomini del mondo musulmano. Serve una
rivoluzione culturale che distrugga il mito omicida della "sposa
vergine", che condanna tante donne innocenti alla lapidazione.
Questo Shrin Ebadi non lo dice. I musulmani dovrebbero seguire l'
esempio del mondo cattolico, dove la verginità un tempo sacra, oggi
non conta più nulla». Che cosa pensa Ayaan dell' islamofobia,
secondo alcuni imperante nel mondo? «È vero il contrario. L' Europa
ha letteralmente calato le braghe di fronte all' Islam: con i soldi
pubblici costruisce moschee e mette al bando Winnie the Pooh dalle
scuole perché inviso ai musulmani. Questo assurdo filoislamismo
causerà il ritorno dei partiti fascisti, che tra dieci anni saranno
i soli, insieme all' Islam radicale, a spartirsi il Vecchio Mondo».
La situazione non è migliore in Usa: «Purtroppo l' Islam americano è
altrettanto radicale e dogmatico. Emancipazione economica non è
sinonimo di assimilazione culturale. Più ricchi e colti sono i
leader islamici, e più sono letali nel condurre la jihad. Oggi nel
mondo i musulmani violenti superano i non violenti». Tesi forti, che
hanno spinto il Washington Post a paragonarla a Oriana Fallaci. «Non
merito un simile onore, perché non ho realizzato neppure una
frazione di quanto ha fatto lei. Per me è stata un' ispiratrice: la
pioniera che già negli anni Settanta ha saputo capire cosa sarebbe
accaduto». Alcuni mesi prima di morire, la Fallaci invitò Ayaan
nella sua casa di New York. «Ricordo una donna minuscola in un
appartamento enorme. Fuori faceva freddo e il cuore mi si strinse.
Mi supplicò di fare figli, presto. "Perché l' unico grande sbaglio
della mia vita è stato quello di non avere un bambino", disse. Alla
sua morte provai pietà e vergogna per il modo in cui l' Italia l'
aveva fatta vivere e morire. Sola come un cane». |
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Farkas Alessandra
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