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(4 gennaio, 2007) Corriere della Sera
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L' ITALIA E LA FINE DEL RAÌS |
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Ciechi di Fronte al Fascismo Iracheno |
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L' impiccagione di Saddam a Bagdad si è
rivelata un avvenimento doppiamente scandaloso, innanzitutto per la
scena in se stessa, e successivamente per la reazione innescata
nell' opinione pubblica occidentale, in particolare in Italia. Per
affrettare l' esecuzione, il primo ministro Nuri Kemal al-Maliki ha
aggirato una legge che richiedeva l' approvazione di altri due
leader politici, e un' altra ancora che prescriveva di attendere che
fosse trascorsa una festività sunnita: in poche parole, aggirando la
legalità stessa. Si è venuto a sapere inoltre che i boia, che hanno
insultato il condannato a morte, erano membri della milizia di
Moqtada al Sadr, da diverso tempo a capo degli squadroni della morte
che massacrano i sunniti, per vendicare i massacri messi a segno dai
sunniti nei quartieri sciiti. Di conseguenza l' esecuzione di Saddam
si è rivelata odiosa sotto ogni punto di vista. E' stata una
condanna a morte eseguita da uno Stato fallimentare o sull' orlo del
baratro, uno Stato che non è riuscito neppure ad arrogarsi il
monopolio della violenza, come dimostra il ruolo svolto dalle
milizie di al Sadr. La violenza di piazza è sempre squallida e
ripugnante, ma la violenza di piazza che si fregia del nome di Stato
democratico è ancora peggiore. Eppure, la reazione avvenuta in altre
parti del mondo è anch' essa spaventosa. In Europa occidentale, e
non solo qui, l' opposizione alla pena di morte - alla pena in se
stessa, non al metodo di esecuzione - è diventata uno strano
feticcio. Anziché contribuire alla formazione di una coscienza
morale, l' opposizione alla pena di morte è diventata un ostacolo
allo sviluppo della coscienza morale. L' indignazione per la morte
ingiusta di un singolo individuo è riuscita a bloccare l'
indignazione davanti alla morte di migliaia di esseri umani anonimi.
La dittatura baathista in Iraq, tra le più sanguinose della storia
moderna, prese inizio con impiccagioni di massa a Bagdad nel 1969,
soprattutto di ebrei iracheni, accusati di essere agenti sionisti.
Il successivo sterminio dei Curdi nel 1988 si lasciò dietro 180.000
morti. Sepolture di massa vengono alla luce regolarmente. Si parla
di 300.000 iracheni scomparsi, e a questi si aggiungono i morti
iraniani causati dalla guerra scatenata da Saddam contro l' Iran, i
morti kuwaitiani, il sostegno agli attentatori suicidi in Palestina
e gli attacchi missilistici contro Israele nel 1991. E che tipo di
reazione hanno scatenato questi innumerevoli crimini a livello
mondiale? Le più grandi manifestazioni nella storia mondiale si sono
svolte nel febbraio del 2003, non per denunciare questa mostruosa
tirannide, bensì per impedire che questa mostruosa tirannide venisse
rovesciata. Oggi assistiamo a un nuovo fremito di orrore, ma non per
i combattimenti e i massacri tuttora perpetrati dal partito Ba' ath
di Saddam e dalle varie organizzazioni che gli sono succedute in
Iraq, bensì per la messa a morte del tiranno. I più nobili
sentimenti di altissima moralità sono suscitati dalla figura di un
dittatore sanguinario: questo fenomeno non è nuovo nella storia
moderna, ma oggi ne abbiamo sotto gli occhi una nuova e
straordinaria versione. E non è difficile capire quanto sia costata
all' Occidente tanta indignazione contro gli oppositori di Saddam.
Perché, infatti, il nuovo stato democratico in Iraq si è dimostrato
così traballante e inaffidabile? Non è forse perché gli iracheni che
lottavano contro Saddam non hanno mai ricevuto un sostegno adeguato,
né dagli Stati Uniti, né da nessun altro nel resto del mondo? Lo
Stato iracheno è caduto nelle mani delle milizie assassine perché la
coalizione internazionale non ha mai saputo assicurare al popolo
iracheno la sicurezza di cui aveva così disperatamente bisogno. Ed
ecco il risultato, in questa esecuzione infamante. Tuttavia la
reazione più strana e agghiacciante è certamente quella dell'
Italia, e questo perché il fascismo italiano è tornato nuovamente in
discussione durante tutto il processo a Saddam. E' vero che il
partito baathista si richiama piuttosto al nazismo e allo stalinismo
che non a Mussolini, sotto il profilo ideologico. (L' ispiratore di
Saddam nel Ba' ath, Michel Aflaq, era il traduttore arabo di Alfred
Rosenberg, il teorico del nazismo). Eppure, anche Mussolini ha
ispirato il Ba' ath. Il processo a Saddam ha preso avvio sul finire
del 2005 e quando il primo testimone è stato introdotto davanti alla
corte, il 6 dicembre del 2005, Saddam si è messo a urlare: «Io sono
Saddam Hussein! Come ha fatto Mussolini, bisogna resistere all'
occupazione fino alla fine, questo è Saddam Hussein!» Il processo è
terminato sullo stesso tono. Il 5 novembre 2006, Saddam è stato
condannato all' impiccagione e il primo ministro al-Maliki è apparso
in televisione, per rivolgersi al popolo iracheno con queste parole:
«L' era di Saddam Hussein da oggi appartiene al passato, come l' era
di Hitler e Mussolini». Mussolini all' inizio e alla fine del
processo: che cosa ci rivela tutto questo? Dovrebbe rivelarci che in
Iraq la gente, come Saddam e il primo ministro al-Maliki, sa
benissimo di avere a che fare con tragedie e orrori che non sono
esclusivi alla loro nazione, e con un movimento che ha preso origine
e nome in Italia: il fascismo. Ma il fascismo iracheno non ha mai
suscitato indignazione nel resto del mondo. Solo gli errori e l'
incompetenza dell' antifascismo in Iraq hanno sollevato sdegno a
livello mondiale. Le vergognose immagini dell' impiccagione di
Saddam devono farci rabbrividire dall' orrore davanti a uno Stato
incapace, davanti alla violenza di piazza e davanti a quello che
potrebbe davvero trasformarsi nel fallimento finale dell' intervento
contro Saddam. Ma le scene d' indignazione che hanno accolto l'
esecuzione di Saddam dovrebbero anche farci rabbrividire dall'
orrore davanti all' incapacità della nostra società di riconoscere i
movimenti fascisti per quello che sono realmente, davanti alla
moderna cecità per il crimine del genocidio. Quali fattori hanno
consentito al fascismo e al genocidio di dominare la storia moderna
nel secolo passato? Oggi stesso vediamo uno di questi fattori in
azione: provare indignazione per reati minori e restare ciechi
davanti a reati maggiori, mentre ci si congratula per la propria
superiorità morale. Queste persone credono di avere la «coscienza a
posto», ma in realtà si tratta di una «coscienza falsa». © Paul
Berman, 2007 Traduzione di Rita Baldassarre |
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Berman Paul
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