Chavez &
Ahmadinejad,
la Prima Internazionale dell’odio
Una rete di
contropotere globalizzato che coniuga il
fanatismo religioso islamico con l’odio
ideologico comunista contro l’America e
Israele
Magdi Allam - Corrriere
31/07/2006
La guerra in Medio Oriente sta
consacrando la nascita di un «fronte
internazionale antimperialista », formato da
gruppi terroristici e Stati islamici, nonché
da Paesi sudamericani, europei e asiatici
che s’ispirano al comunismo. L’immagine
emblematica è di appena due giorni fa,
ritrae il presidente venezuelano Hugo Chavez
che, abbracciando l’iraniano Mahmud
Ahmadinejad all’aeroporto di Teheran il 29
luglio, paragona Israele ad Adolf Hitler
sostenendo che «gli ebrei stanno facendo la
stessa cosa con i libanesi, uccidendo
bambini e centinaia di persone innocenti».
E, replicando ad Ahmadinejad che l’ha
esaltato come «il nostro fratello
combattente », Chavez formula la solenne
promessa: «In qualsiasi circostanza saremo
accanto alla nazione iraniana. La storia ha
dimostrato che quanto più siamo uniti, tanto
più possiamo resistere e combattere
l’imperialismo ».
Si sta così completando il
quadro complesso di una rete di
contropotere globalizzato che coniuga il
fanatismo religioso islamico con l’odio
ideologico comunista contro l’America e
Israele. In una prima fase c’è stata la
saldatura tra il movimento terroristico
islamico sunnita palestinese Hamas e il
movimento terroristico islamico sciita
libanese dell’Hezbollah, realizzatasi con
l’attentato del 12 luglio scorso (8 soldati
israeliani uccisi e due rapiti) che ha
provocato l’estensione della guerra in
Libano, dopo l’iniziale deflagrazione nei
territori palestinesi a seguito
dell’attentato del 25 giugno (2 soldati
israeliani uccisi e uno rapito). In una
seconda fase c’è stato l’immediato sostegno
dell’Iran e della Siria, confermando il loro
ruolo di sponsor del terrore di Hamas e
dell’Hezbollah, e rendendo manifesto il
rapporto tra burattinai e burattini. In una
terza fase c’è stata la discesa in campo di
Al Qaeda con il discorso di Ayman Al
Zawahiri diffuso il 27 luglio, in cui
annunciando che «non possiamo guardare la
pioggia di razzi che cade sui fratelli
musulmani a Gaza e in Libano e rimanere in
silenzio», ha lanciato un appello «ai
musulmani di tutto il mondo per combattere e
diventare martiri nella guerra contro i
sionisti e i crociati». Ebbene ciò ha
segnato l’avvio della saldatura tra il
terrorismo islamico globalizzato di Al
Qaeda, il terrorismo autoctono palestinese e
libanese e la strategia del terrore di Iran
e Siria.
Infine si sta assistendo alla
quarta fase che indica la formazione di
un fronte internazionale accomunato
dall’ideologia dell’odio e della guerra
all’America e a Israele. Ad esso aderiscono
tre capi di Stato sudamericani, il
venezuelano Hugo Chavez, il cubano Fidel
Castro e il boliviano Evo Morales che
partecipano a un patto chiamato Alba
(Alternativa bolivariana per le Americhe),
in chiave anti Stati Uniti. Ricevendo Chavez
e Castro a La Paz il 5 gennaio 2006, Morales
disse: «Siamo qui per partecipare alla lotta
contro il neoliberismo e l’imperialismo.
Questo millennio è del popolo, non
dell’Impero ». Al che Chavez rispose:
«L’asse del male sono Washington e i suoi
alleati, che minacciano e uccidono. Noi
stiamo formando l’asse del bene, l’asse del
secolo nuovo».
A quest’asse aderisce anche il
dittatore bielorusso Alexandr Lukashenko,
che dopo aver ricevuto negli scorsi giorni
Chavez a Minsk, ha elogiato Hitler:
«L’ordine tedesco si è sviluppato in secoli,
ma sotto Hitler ha raggiunto il suo culmine.
Ed è così che io interpreto una repubblica
presidenziale e il ruolo di leader». Il
fronte internazionale antimperialista
include necessariamente il dittatore
nordcoreano Kim Jong Il che ha appena
minacciato la guerra globale contro gli
Stati Uniti.
Dietro le quinte c’è il ruolo
ambiguo della Russia di Putin, che ha
appena venduto armi per un miliardo di
dollari a Chavez, sponsorizza il nucleare
iraniano e protegge il regime siriano. E
l’Unione Europea da che parte sta? È
arrivato il momento della scelta cruciale
perché non è immaginabile una politica di
equidistanza o equivicinanza tra la nuova
centrale dell’odio e del terrore
globalizzato e gli alleati tradizionali che,
pur sbagliando, stanno reagendo al
terrorismo e alla barbarie di chi nega il
diritto alla vita e alla libertà di tutti.
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